venerdì 7 settembre 2012

Ricostruire l'immagine

Mattinata libera perché, si sa, questi insegnanti è più il tempo che stanno a casa che quello che lavorano. E devo dire che in effetti avrei lavorato volentieri, che di cose da fare ce ne sono parecchie. Ma i barricaderi delle 40 ore vanno tenuti a bada.
Insomma, decido di occuparmi di una questione pendente da anni, lasciata insoluta per accidia e che richiede contatti con il Provveditorato, pardon l'USP. Cosa che spiega quasi del tutto la ragione dell'accidia.
Al telefono, una volta di più, la questione risulta insolubile, dato che non risponde nessuno.
Un anno fa, al telefono (miracolosamente attivo) avevo ricevuto rassicurazioni sul fatto che la pratica stava procedendo. La cosa mi era sembrata strana, dato che un'altra volta mi era stato detto invece che mancava qualcosa.
Ultimamente, quando mi sono decisa a riprendere la questione, ho scoperto che il tizio che aveva degnato di una annoiata risposta lo sconosciuto interlocutore (in quel momento ero io, ma in un altro momento una mia collega e in altri ancora chissà quanti malcapitati creduloni) è oggi in pensione. Quindi si è divertito, diciamo così, alle nostre spalle per dare un sapore ancora più gustoso all'imminente cessazione del servizio. Quindi ci liquidava con false notizie che nemmeno si preoccupava di verificare e ora, in barba a tutti i santissimi che la gente gli ha tirato, si starà godendo la pensione.

Questa mattina, dunque, mi metto in viaggio per la lunga traversata della città, mettendo in conto anche la possibilità di non combinare nulla.
A parte che era un mese che non prendevo la metropolitana e che timbrando il biglietto ho avuto la sensazione di essere dove ero l'ultima volta che ho compiuto tale gesto, cioè Barcellona, cosa che mi ha un po' depresso, la mattinata è andata come era prevedibile, in una città calda e ancora tranquilla, ma sempre irritante nella sua mancanza di parcheggi di interscambio e mezzi radi e ritardatari.

È passato del tempo dalla mia ultima visita in quel posto, che ricordo come un girone infernale. Arrivo, rendendomi conto che il ricordo delle terrificanti esperienze lì vissute è così vivo che non mi pare passato così tanto tempo. Comunque, scopro che l'edificio è abbandonato, anche se l'unica cosa che lo distingue da quando era in uso è il cancello chiuso. Per il resto, vetri sporchi, erbacce, vernici scrostate, è identico.
Faccio qualche centinaio di metri e mi ritrovo davanti a un edifico seminuovo ma anonimo, la bandiera penzoloni mi dice che sono arrivata.
Visto da fuori, fa ben sperare. Vuoi vedere che qualcosa davvero sta cambiando?
Ma la porta a vetri automatica è opaca di polvere e già questo è un primo colpo all'ottimismo. L'atrio però non è male, i pavimenti sono lucidi e gli interni ben disegnati, nel complesso la prima impressione è quasi gradevole. Ma un'occhiata al banco della reception ricaccia definitivamente l'ottimismo al suo posto.
La formica maròn è incongrua, in più è già irragionevolmente sbeccata, certamente un riciclo.
Ma il peggio sta dietro il banco, cioè la persona che accoglie il pubblico: occhio bovino, barba lunga, capello unto e felpa sdrucita. E vabbè, proviamo ad andare oltre il primo impatto.
Inizio a chiedere l'informazione che mi serve e lui, senza lasciarmi finire, inizia a ripetere monotono un giorno della settimana, anzi due - non è sicurissimo - un orario e un nome. Altro non dice.
Alzo leggermente la voce, ma lui è troppo apatico e infastidito. Non incrocio i suoi occhi, perché vagano verso il basso. Capisco che non c'è speranza. Del resto, questi manco rispondono al telefono, figurati se ricevono qualcuno fuori orario (due mezze giornate alla settimana, perché si sa che gli insegnanti hanno orari flessibilissimi).
Me ne sto andando, dicendo che è cambiato l'ufficio ma non l'inefficienza (e la stronzaggine di chi ci lavora), ma il tizio con cui stava parlando prima che io arrivassi a rompergli le palle con le mie noiose richieste, ha un problema simile al mio e quindi approfitta per chiedermi qualcosa.
Guardandolo mentre gli ripeto per la terza volta la stessa cosa, dato che non capisce, non posso fare a meno di pensare che per fortuna non è mio collega.
Cari governanti, è una lunga strada in salita: la ricostruzione della carriera degli insegnanti, come nel mio caso, ma soprattutto quella dell'immagine della scuola e di tutti gli uffici pubblici d'Italia.

Credo che gli uscieri siano, tra i dipendenti pubblici, quelli con il minor gradimento. Come cittadini, si deve  arrivare preparati alla lotta con questi figuri che, invece di essere gli addetti all'accoglienza, consapevoli di esserlo, sono il primo ostacolo da superare per entrare nella giungla della burocrazia.
Di cui ci piacerebbe tanto non aver bisogno.


6 commenti:

  1. Cara prof&mamma: di gente che ricostruisce l'immagine, e solo quella, ne abbiamo le tasche piene.
    Bisognerebbe prima ricostruire la sostanza, poi pensare all'immagine. Magari quella verrebbe anche da sé, dopo.
    PERO' CI VORREBBERO 20 ANNI, E LAVORO DURO.

    Anonimo SQ

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  2. la mia ricostruzione di carriera pare sia andata a buon fine. solo che mi hanno detto che ci vorranno alemno un paio d'anni per vedere i soldi...

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  3. @Anonimo, sono d'accordo la sostanza è più importante, anche se qualche volta negli uffici pubblici immagine e sostanza coincidono.

    Per quanto riguarda il provveditorato e molti altri uffici pubblici, un lavoro di svecchiamento e tentativi di miglioramento ci sono, come sempre dipende dalle persone. Una collega non ha avuto problemi con la ricostruzione di carriera, io sono incappata in un impiegato negligente.

    Ero però arrabbiata per l'atteggiamento del tipo che accoglie le persone che arrivano a chiedere informazioni, che ho trovato irritante e irrispettoso. Non so quanti anni serviranno per costruire la cultura del servizio pubblico, è proprio una questione culturale. Tanti, finché ci lasciano persone come quelle che ho incontrato ieri.

    @Noisette, la collega di cui sopra dopo un annetto li ha avuti.

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  4. La ricostruzione di carriera è una di quelle fatiche di Asterix che non ho dovuto fare, visto che sono entrata in ruolo direttamente, senza passare dal via.
    Però mi piacerebbe un paese dove la burocrazia è quello che deve essere, cioè l'amministrazione di uno stato, e non qualcosa che viene percepito come negativo e spaventoso. Sogno? Chissà...

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  5. descrizione dopo descrizione, dettaglio dopo dettaglio mi son detta guarda un po' in regione oltre ai siti web usano lo stesso standard anche per l'edificio e gli omini alla reception oppure vuoi vedere che anche lei va al mio stesso usp. Poi l'illuminazione: la metropolitana. Allora no, non può essere ;-)

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  6. @ 'povna quando nei paesi del nord vedi quegli uffici lindi e accoglienti, addirittura colorati... ecco, dove persone lavorano per altre persone. Sarebbe bello...
    @ minnelisapolis mi sa che si somiglian tutti, però il giorno in cui sono tornata mi ha detto una impeigata, invece molto disponibile, che si devono di nuovo trasferire e che hanno avuto dei tagli di personale spaventosi. L'usciere non l'hanno tagliato, però si era tagliato i capelli :-)

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