sabato 23 marzo 2013

Il vuoto delle parole

Un sospiro lungo un mese. E oltre. E' quello che mi esce mentre rileggo l'ultimo post che ho scritto. E vedo che sono passate settimane. E Cicciobello c'è.
Settimane di apnea, dentro e fuori da ospedali. Giorni grigi, alla ricerca di ricordi da racchiudere in preziosi scrigni. Sere stanche, in cui il sonno mi coglieva con il kindle sul naso, per lasciarmi poche ore dopo a rigirarmi nel letto.
E se i giorni di questa primavera nuova finalmente danno un po' di luce, non mi sento ancora riemersa del tutto.
Neppure il tempo di leggere i post dei blog amici e parenti, né di raccogliere le notizie romane. Solo un po' di radio la mattina a colazione, dato che quella della macchina, àncora di salvezza dell'autopendolare, si è pure rotta. Un po' di Crozza e di Lerner, prima di schiantare sul divano.
Diverse cose sono cambiate. Dai Settimini, cui avevo proposto, sfidando la logica e la prudenza, la bella mostra su Costantino a Palazzo Reale, che poi è sfumata per mancato supporto genitoriale, a Mafalda tutta presa dal suo campionato di pallavolo.
Cicciobello è tornato e di questo vado fiera, ascrivendomene in buona parte il merito. Diverso il discorso sui risultati complessivi della classe. Mi limito a segnalare i regressi sul pagellino di metà anno e a cercare nuove strade.
Su tutto, o quasi tutto, l'incredulità per ciò che sta accadendo nella politica nostrana.
Siamo al teatro dell'Assurdo.

Una cosa che mi lascia di stucco, ma non è una novita di questa nuova era grillina, è la perdita di senso delle parole.

Ad esempio, il Parlamento è la casa dove “si parla”, ci si confronta. Da quando esiste la parola "inciucio" sembra che siano possibili solo accordi sottobanco e che qualsiasi proposta, richiesta di confronto, anche fatto alla luce del sole, sia da condannare come mercimonio, scilipotismo, e travagliate varie.
La storia è piena di soluzioni trovate di comune accordo. In una democrazia sarà possibile trovare punti di incontro? Sarò ingenua, ma a me pare così e di taluni continuo a fidarmi. Anche se non dormono in conventi, mangiano al ristorante invece che alla mensa della camera e non rinunciano ai rimborsi elettorali.
Detto questo, mi piacerebbe che Bersani accettase quella stupida e ricattatoria proposta solo per vedere cosa fanno i grillacci e godermi la faccia di quel Crimi.

Le parole sono segni. Leggendo qua e là, nei post grillini di ogni dove pullulano i "menefrego" o i "sarete tutti spazzati via". Aspetto di sentire "potevo fare di questa aula sorda e grigia un bivacco di manipoli" oppure "li appenderemo a testa in giù e piedi in su". Tutto ciò mi fa orrore. Non sono tanto vecchia da ricordare per averle sentite certe parole d'ordine, ma qui la puzza è forte davvero. Se questa è la base, pasciuta a suon di vaffa, molto si potrebbe dire sugli eletti.
Mi limito a riportare lo Scanzipensiero, una volta tanto sottoscrivibile.

"mai come oggi, si scorge la possibilità di sconfiggere definitivamente Berlusconi e di contribuire a creare qualcosa di realmente positivo. Accordarsi (con tanto di fiducia: se non c’è quella, non esiste nessuna legge da “approvare caso per caso”) con il centrosinistra non significa amnistiarlo delle colpe infinite di questi venti anni. E neanche vuol dire sposarlo per sempre. Vuol dire avere il senso dello Stato, delle cose, del presente. Dire “no” adesso ha un senso. Dirlo sempre e a prescindere è una forma di integralismo cinico, sperando nell’inciucio altrui per poi dire “Visto? Noi siamo più fighi”. Di più: è una forma di masturbazione adolescenziale. Null’altro che bimbominkismo politico (spiacenti, non è il mio genere). Se vi mostrerete ricettivi alle (eventuali e non scontate) sirene sincere del Pd, dimostrerete acutezza e maturità; se vi trincererete dietro il “O noi o morte”, la Casta avrà buon gioco a dire che è tutta colpa vostra e siete solo degli sfascisti irresponsabili.
Provate a costringere il Pd a fare qualcosa di buono, come in Sicilia: se poi il Pd deluderà un’altra volta, e non si scorgeranno Crocetta benemeriti, si andrà al voto. Chiamandovi anzitempo fuori, consegnerete un’altra volta il Pd al Pdl: forse (forse) guadagnerete un po’ di campagna elettorale, ma il paese si sfascerà definitivamente.
Avete preso troppi voti e non vi aspettavate così tante responsabilità? Sì. Comunque vi muoverete, vi attaccheranno? Yes. E’ un gioco troppo difficile e cattivo? Oui. Ma siete stati voi a voler giocare. Ecco: è il momento. E “rendicontare anche le caramelle” non basta. Non adesso."

5 commenti:

  1. Scanzi (che conosco bene, e personalmente, è un altro di quelli che farebbero bene a tacere, ora; invece di interpretare l'ennesimo remake di "Si chiude la stalla quando i buoi sono scappati".
    Lui il M5S l'ha votato, l'ha sostenuto per tutta la campagna elettorale con un costante e understated endorsement che mirava appunto a conquistare voti rassicuranti e di protesta insieme, quando era chiarissimo che il M5S era composto di arroganti e presuntuosi dilettanti allo sbaraglio, che non avrebbero, proprio in nome dell'autoproclamata purezza mai provato a riflettere (non ne sono in grado, poveretti), una volta in Parlamento, sul significato della parola "politica" e mediazione. Persino quel gran qualunquista di Crozza se ne era accorto - ed è tutto dire. Scanzi ha contribuito, viceversa, a convincere qualche elettore perplesso PD a votare "di protesta e pancia", rassicurandolo. E ora è lì che fa il saputo rispetto a una situazione che a lui stesso è sfuggita di mano - e resta il dubbio, peraltro, che ciò che gli dispiaccia non è la situazione di merda del Paese, ma la messa in discussione del suo ruolo di maitre à penser.

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    1. Sono d'accordo. Citavo Scanzi solo perché, se lo dice anche lui, forse finalmente è chiaro a tutti ciò che era chiarissimo fin dall'inizio, cioè che il successo del M5S può dimostrarsi una catastrofe. L'unico a mantenersi sulle sue posizioni, l'intramontabile Travaglio che non potrebbe mai smentire se stesso, la sua religione glielo impedisce.

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  2. Travaglio. Eccone un altro. E c'è gente che si sente competente di politica perché guarda Santoro e legge Il Fatto Quotidiano.

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    1. Santoro e Travaglio sono due affetti da egotismo, malattia infantile del giornalismo. Pensare che c'è stato un tempo in cui mi parevano attendibili.

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  3. Travaglio no, ma Santoro nel tempo è anche cambiato (in peggio, intendo).

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