domenica 31 marzo 2013

Segnali di incoerenza

Leggo qui, prendendolo da lei, degli interessanti argomenti "antianimalisti". Io non mangio agnello a Pasqua, né di solito mi cibo di carne ovina e sono generalmente diffidente rispetto ad allevatori e allevamenti. Devo anche dire che, dalla mia profonda ignoranza in materia scientifica, mi sta sulle palle Odifreddi, specie quando parla di cose che non siano la matematica, ché capisco anche io che si muove su terreni non suoi, maneggiando gli argomenti con il pressapochismo di chi pensa che tutto si può concedere dall'alto delle classifiche in libreria e della popolarità da festival.
Dico inoltre che a pelle, gli integralisti di ogni risma mi fanno orrore e che persone che sanno di cosa parlano non sono vegetariano né tantomeno vegani.
Come dice Rifkin, siamo stati raccoglitori-cacciatori per gran parte della nostra storia, quindi sebbene in quantità molto ridotte la carne fa parte della nostra dieta. Del resto come si fa a essere animalisti e portare scarpe di cuoio? Le borse e le cinture di plastica dei cinesi (e le seconde durano una settimana, se sei fortunato) fanno già parte del mio guadaroba da tempo, ma le scarpe di plastica per diana sono intollerabili.
Troppe contraddizioni per una persona seria. Perché non mangiare bistecche e poi papparsi un polpo, specie dopo che si è venuti a conoscenza in mondovisione dell'intelligenza del polpo Paul? Oppure che un'orata allevata è più stupida, infelice e indegna di essere salvata rispetto a una sua sorella marina? E a mettere il Baygon in cucina alla prima avvisaglia di formiche non è forse crudele? Ammetto che la sofferenza nel vedere lo zampettare disperato di un insetto oga nel veleno  non è lontanamente paragonabile nemmeno a quella che provo per uno starnuto del gatto Zorba, ma insomma un animale è un animale.
Ieri sera insieme a una combriccola di moderati carnivori siamo stati piacevolmente colti di sorpresa dalla proposta di piccioni con purè. L'unica nostra preoccupazione è stata che i pennuti non fossero povenienti da piazza del Duomo. Vero che odiamo i piccioni, scagazzanti su balconi e davanzali, ma non è un buon motivo per mangiarli. Se mangiassi quello che mi sta antipatico, sarei cannibale da un pezzo. Per inciso, erano deliziosi.
Una volta ho visitato un piccolo allevamento estensivo sull'Appennino emiliano, gli animali vagolavano smangiucchiando su e giù pe l'erta collina e l'allevatore parlava di loro con gande affetto. Una di loro si trovava da qualche giorno nella stalla, inconspevolmente in attesa della fine. Era stata messa a riposo affinché i suoi muscoli troppo tonici grazie al quotidiano esercizio, si ilassassero un po' per divenire cibo migliore per noi. Vederla ruminare serena nel suo accogliente stabbio e sapere che dopo qualche giorno sarebbe inita a pezzi, in buste sottovuoto nei frigoriferi di avveduti e consapevoli consumatori, non è stato un bel momento. Mi rimaneva la consolazione che il viaggio verso il mattatoio, momento che si dice essere il più drammatico per gli animali, sarebbe durato pochi minuti.
Ma se ho risolto in qualche modo i miei problemi di coscienza verso i bovini, sono totalmente allo scoperto coi suini. Non ho nessun rimorso di fronte a un salame e peggio ancora, mi sono messa ad acquistare per pura pigrizia e taccagneria (ce n'è sempre qualcuno in sconto) gli insaccati confezionati che producono anche maggior quantità di rifiuti. Questa coscienza intermittente fa di me una persona poco coerente.
Ho pensato distrattamente qualche volta all'ipotesi di conversione al vegetarianesimo. Ma non fa per me. Troppo impegno, troppa intransigenza. Ho iniziato anche a leggere Se niente importa di Safran Foer, ma giace sul comodino.
Per tornare all'agnello, non lo mangerei mai, pochi animali fanno empatia quanto un cucciolo ovino. Ma è una scelta, anzi nemmeno una scelta un dato.
Credo che certe campagne isteriche, a cui tutti più o meno aderiamo per istinto buonista, abbiano conseguenze molto serie. Le comunità di pastori sono le uniche e le ultime capaci di tenere in vita le nostre montagne, guardiane del territorio e dell'ambiente. Gli allevamenti tradizionali sono un tassello irrinunciabile per l'economia di molte regioni e stanno diventando un'alternativa per alcuni giovani, come dimostrano alcune storie.
Infine, il fatto che Brambilla e Grillo siano uniti nella lotta animalista ai miei occhi non giova certo alla causa.

5 commenti:

  1. "Se mangiassi quello che mi sta antipatico, sarei cannibale da un pezzo"
    Infatti! Grillo e Brambilla stanno nel mio menu.

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    1. Grillo deve essere tossico che nemmeno la mucca pazza...

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  2. a me l'agnello piace, e di brutto.
    solo, non lo mangio mai a Pasqua: evito, nel mio piccolo, macellazioni di massa e prezzi raddoppiati.

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    1. Saggia Noise :-) A me non piace molto la carne ovina ma in Sardegna ho bevuto un brodo di pecora superlativo.

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  3. la coerenza totale non è umana, e secondo me neanche tanto intelligente... ;-)

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