venerdì 30 agosto 2013

Infinito tramonto di una prof

Ore contate e poi l'oblio. Ultimo giorno di servizio, dopo quarant'anni. Descrivere gli ultimi giorni in servizio di Moby che va in pensione non è facile, tante sono le stranezze da concentrare in un unico post.
Io la sua delfina, sponsorizzata allo stremo, a suo dire, agli occhi di una scettica Madame Terry (non è più tanto suorina) e indecisa di fronte alla nomina della sua vicaria.
Moby ha cercato fino all'ultimo di evitare la grigia soglia del fine carriera.
A casa, con esseri inanimati, con le sue piante e i suoi quadrupedi non ci si vedeva proprio. Sulla scrivania dello studio pile di griglie, circolari, elenchi, tabelle. Tutto esclusivamente, o quasi, cartaceo, che lei è nemica della tecnologia. Quello che è su file è tenuto segreto, chiuso a chiave. Usb a cui nessuna ha accesso.
La sua idea di scuola, dedizione totale e controllo totale. Tutto passa dalle sue mani, non una virgola deve sfuggirle.
Negli ultimi anni ha chiesto una proroga e poi un'altra ancora, finchè le hanno detto, definitivamente e senza anestesia, che era ora per lei di lasciare.
La notizia l'ha gettata in uno sconforto cupo, ma breve, per un paio di giorni si è aggirata con aria un po' assente per i corridoi.
Ma lei non è tipo da deprimersi, lei reagisce aggredendo. Così, da gennaio in poi si è comportata come una leonessa in gabbia. Una leonessa un po' spelacchiata e acciaccata, tenera coi suoi cuccioli e spietata coi nemici. Nemici scelti da lei, sulla base di giudizi arbitrari e inappellabili.
Così ha iniziato a pensare a come tenere in scacco la scuola: la maga dell'orario, la regina delle sostituzioni. La memoria elefantina, lo sguardo acuto, la linguaccia resa ancora più affilata dall'incuranza delle relazioni tipica di chi non ha più nulla da dimostrare: nulla le sfugge, nulla si dimentica.
Non lo sa nessuno che vado in pensione, non dirlo, è un segreto. E tu, guarda che la preside si è convinta: l'anno prossimo tocca a te, preparati.
Ma io, non so se voglio.
Certo che vuoi, e poi... ci sono io! Mica ti mollo.

Ha cominciato a lavorare ancora più alacremente per la successione al regno, che lei così intende la scuola. Un giorno tutto questo sarà tuo e io te lo lascerò nel migliore dei modi.

I nuovi docenti appena varcano l'ingresso vengono azzannati alla giugulare a ogni settembre. Perché lei è così: bisogna fare subito capire come funzionano le cose, per cui meglio dare l'idea di un lager, piuttosto che di una scuola, in cui le è la kapo. Poi col tempo chi capisce e si adegua si guadagna le stellette, sarà il benveuto sotte le sue ali di chioccia.
Da lunedì tutto cambia. Io sono il contrario, non traggo piacere dalla ribalta.
Sono più in ansia che altro, ma Moby è al mio fianco. Anzi farò fatica a scrollarmela di dosso. Mi dice, lunedì non vengo, non mi pare di buon gusto, ma martedì ci sono. Ma sti file me li dai o no? Evasiva, ticchetta poco esperta sulla tastiera e fa finta di non aver sentito. Distoglie lo sguardo con un mezzo sorriso, sulla mia chiavetta, dice. Nessun altro oltre a me metterà le mani sul suo prezioso tesoro.

Mi mancherà e mancherà a tutti. Forse, ma forse no. Perché Moby non è tipo da farsi mettere da parte così facilmente. Ci vuol ben altro che l'Inps.

3 commenti:

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  2. E chi non sarebbe in ansia, al tuo posto? Quelle come Moby sono persone micidiali!
    (I file, chissà. Però in segreteria hanno sempre la documentazione ufficiale, e da quella si può ricostruire tutto. Sempre)

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  3. Domani leggerò negli occhi dei colleghi il sospetto o la solidarietà. E poi di corsa a preparare l'orario per la settimana prossima.

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