venerdì 29 maggio 2009

Autostima

Era il 25 aprile, è passato il primo maggio, presto sarà il due giugno. Pare che riesca a scrivere solo in prossimità delle feste civili. Sta finendo la scuola, accidenti. Sono alle prese con le relazioni di fine anno, quelle che i colleghi non mi danno e che devo inventare di sana pianta. Come vanno in artistica? Lo capisco dalla faccia acida della prof Bietola, che insomma non se ne può più sono arroganti e non stanno mai zitti e si sono allargati troppo, ve l'avevo detto già l'anno scorso.
E in musica? Il sussiego di Maravenier non mi dice nulla, solo che lei i voti non li ha, figurati, siamo solo ai prescrutini, mica vorrai che sappia già che voti mettere... Eppoi con nove classi eccetera eccetera.
Doctor House non c'è mai, perché va a donare il sangue sempre il giorno dei consigli di classe. Insomma, ci ritroviamo sempre le solite sfigate che tutti i santi giorni nei corridoi si scambiano commenti su tizio e caio, che adesso a due settimane dagli esami sono scoppiati e non stanno facendo più una mazza.
Stamattina, contravvenendo ai miei poco ferrei principi, ho montato su una di quelle stupide interrogazioni degli ultimi giorni. Quelle che gli altri, che non devono essere interrogati, accolgono con giubilo, che così non si fa niente. Quelle che odio, che sanno di scuola immobile. Quelle che tutti gli altri fanno...
Mannaggia a me e alla mia pavidità. Io poi non so interrogare, non ho mai imparato. Così mentre gli altri ragazzi stanno organizzando l'ultimo pranzo insieme di mercoledì prossimo, lascio rosolare senza pietà quelle che comunque alla fine avranno sei, anche se dicono cose tipo:
"In Marocco l'industria è scarsa, come la pesca"
"La pesca è scarsa?" dico io che sinceramente sulla pesca in Marocco non so molto. "Eh sì, prof, sull'Atlantico (e meno male che sa che è Atlantico) non c'è pesca", ha anche l'aria piuttosto sorpresa, perfino seccata.
"Ah! perché?"
"E prof, il mare è freddo". Mi tocca spiegarle che capitan Findus pesca in Norvegia... Poi arriva l'altra, quella che non può studiare perché ha il saggio di danza, e mi parla del clima tropicale in non so più quale stato dell'Africa. Penso un microsecondo, glielo chiedo o non glielo chiedo? Ma sì, magari lo sa.
"Com'è il clima tropicale?"
Ci pensa un po', con aria smarrita. "E' umido con scarse piogge".
L'anno prossimo di geografia ci resterà solo un'ora. Riuscirò a fare peggio di così?
E pensare che abbiamo già fatto il prescrutinio e abbiamo già deciso che fare di questi geni.
Il problema è che questi miei cervelloni li vedrò ancora solo tre giorni. Poi, dopo l'esame, sarò per loro solo laprofdellemedie. Mi mancheranno. Quando troverò qualcuno che mi dirà prof adorata o lei è una mita...
Il mio serbatoio di autostima è agli sgoccioli... Dopo un'interrogazione di geografia, però, sfido chiunque, a parte i miei colleghi, a sentirsi bene.

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