martedì 3 agosto 2010

Quadernoni di settembre



Una foto tanto per ricordare la vacanza montana e le belle camminate. E' quasi una settimana che sono tornata; oggi, dopo la mattinata di intensa lettura per finire il libro, miracolata dalla ragazza che ha fatto i compiti quasi da sola (manco a dirlo, assurdi anche gli esercizi di oggi) poi spesa all'Esselunga (ho già derogato al mia recente decisione di boicottarla a causa della campagna contro la Coop: sigh, non sono una donna di saldi principi). Già gli scaffali sono pieni di materiale scolastico, come ogni anno, fra meno di due settimane, saranno presi d'assalto da famiglie assatanate per accaparrarsi oggetti inutili e costosi. Così ho guardato i prezzi dei quadernoni ad anelli, ne serve uno arancione, perché la maestra quest'anno ne vuole uno anche per italiano. Euro 3,69. EH?! Io, da insegnante, ero fan dei quadernoni, ma adesso mi rendo conto che i fogli di ricambio costano una follia, quelli con il rinforzo sennò si strappano in corrispondenza dei buchi, occupano un sacco di spazio e pesano. Negli ultimi tre anni a scuola li ho fatti usare ai ragazzi e loro hanno sempre fatto fatica a organizzarli, non sono più capaci di dividere il materiale in categorie, di riconoscere gli argomenti e ripongono i fogli a caso. "Prof, dove lo mettiamo?" Mi riprometto sempre di dedicare del tempo al controllo, ma alla fine non ce la faccio.
Tutto questo per dire che quello della mamma e quello della prof sono due piani che si sovrappongono spesso. L'esperienza con una figlia alle elementari è preziosa per un'insegnante. Quante cose attraverso le sue difficoltà capisco e riconosco anche nei ragazzi di prima media. Quante cose, quando spiego, do per scontate e scontate non sono, quanta fatica da me non compresa, quanta poca abitudine all'ascolto, quante parole che io uso e che loro non conoscono. Ma quanta superficialità in loro e nelle loro famiglie. Eppure, anche io come genitore adesso provo talvolta un senso di insofferenza nei confronti della scuola. In certi momenti, nei panni di fruitore, mi pare obsoleta. Quando sono io che la faccio, il dubbio di essere inutile mi viene più raramente, ma devo dire che nell'anno appena trascorso più volte sono andata in crisi di fronte alla loro indifferenza, alla vanità dei miei sforzi per coinvolgerli in attività divertenti e per me tragicamente impegnative (vedi giornale e blog). Per cui, mi vien da piangere quando leggo che la mariagelma ci propinerà due test Invalsi ogni anno, uno all'inizio e uno alla fine. Altro che progetti e progettini,altro che recupero: quello che conterà, se voglio avere una bella pagella dalla Gelma, sarà che riconoscano i complementi e che sappiano leggere cose per loro astruse, azzeccando poi la risposta che vogliono loro (i test di quest'anno avevano domande così ambigue che andavano bene due risposte su tre). Per valutare l'efficacia dell'insegnamento, dicono, cioè per vedere se siamo capaci o no di insegnare, quanto siamo scalzacani e fannulloni (ce ne sono eh, non si dica di no). Così, dice lei, potremo intervenire dove ci sono i problemi,come se avessimo bisogno dell'Invalsi per capire dove sono i problemi e come se avessimo il tempo (cinque ore di italiano alla settimana!!!) per intervenire in modo serio.
Pensa un po': come se un test fosse valido allo Zen di Palermo come alla scuola di via della SPiga a Milano. Come se un ragazzo arrivato da due anni possa essere valutato allo stesso modo di una ltro che sente parlare la nostra lingua da quando aveva un giorno.
I fighetti della mia scuola,quando sono usciti i risultati dell'Invalsi dello scorso anno, si sono sbrodolati addosso:come siamo bravi, siamo sopra la media nazionale... e via con questi toni, come se ignorassero che il livello medio della nostra zona è alto e che non siamo toccati più di tanto da problemi seri di disagio, di integrazione. E che dunque il merito non è solo della scuola. E' da quando ero alle prime armi, allora si diceva supplente e non precaria, che penso che la scuola sia del tutto sbagliata. Se gli alunni sono bravi, tu non servi a nulla, se non lo sono e hanno bisogno di te, tu non hai abbastanza tempo, influenza, strumenti per essere davvero di aiuto. Per questo mi piace l'idea dell'insegnante come mediatore e non demiurgo. Non so, fa anche caldo e queste riflessioni mi rovinano i miei tre mesi di vacanza, da brava fannullona rimando a settembre.

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