lunedì 2 agosto 2010

Settimana di passaggio

Tornata dalla montagna, dopo due giorni di intenso lavoro domestico, mi riaccingo a fare i compiti delle vacanze. La fanciulla ancora non è autonoma e quindi i maledetti compiti li facciamo insieme. A parte il fatto che metà delle cose richieste non sono state fatte durante l'anno, il più delle volte il rito si trasforma in tragedia, tra superlativi assoluti e superlativi relativi, trasformazioni di milligrammi in miriagrammi ecc. Povera stella, le è capitata la sfiga di una mamma insegnante, che si incaponisce sull'importanza di quelle cose che anche a me, talvolta quando mi capita di essere lucida, sembrano colossali baggianate. Quando mai le capiterà di avere a che fare coi miriagrammi? E poi non si chiamavano tonnellate? E poi c'è la calcolatrice, per non parlare del pc, che sa maneggiare con discreta abilità, almeno con i giochi.
La vacanza dolomitica è stata molto bella,le camminate le sono addirittura piaciute. A parte le prime, in cui era in versione mulo ammutinato, poi ci ha preso gusto e si è perfino entusiasmata sul Sass Pordoi.
Tra una settimana saremo a Parigi: continuiamo nella nostra un po' velleitaria corsa a rimpinzare di esperienze la nostra senorita. Come leggevo l'anno scorso in un libro sui neuroni apecchio, l'apprendimento attraverso l'imitazione avviene anche nei bambini grandi, che non hanno avuto nessun modello da imitare nei primi anni di vita. Ci vuole tempo e questa è la cosa che troppo spesso tendo a dimenticare.
Spesso poi penso a quanto possa essere una forzatura chiederle di essere simile a noi. Mi deprimo quando mi rendo conto che, se fosse per lei, passerebbe l'intera domenica pomeriggio tra una gara di ciclismo e una di motociclismo alla tv. Quanto dobbiamo assecondare le sue inclinazioni? Per esempio, il suo desiderio di giocare a pallone, che noi continuamente frustriamo accampando mille scuse... se la sua inclinazione fosse quella di suonare il flauto o di studiare il greco antico certamente non le metteremmo i bastoni fra le ruote. Insomma, il dubbio di non essere adeguata è sempre in agguato. Più spesso però mi dico che siamo felici e bravi, magari anche solo per il fatto che ci mettiamo continuamente in discussione. Di errori se ne fanno quotidianamente, ma rendersene conto è il primo passo per imparare a farne sempre di meno.

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