lunedì 18 luglio 2011

,aaaaaq: la Gatta Olga ci ha messo lo zampino


Beh, è evidente che non ce la faccio ad aggiornare il mio blogghetto, nascosto nell'ultimo sgabuzzino della blogosfera. Ho saltato avvenimenti salienti della mia eccitante vita, dallo spettacolo teatrale, alla formazione delle classi prime, all'addio alla Signora Chihuahua (personaggio che magari avremo occasione di incontrare ancora l'anno prossimo alla scuola media della figlia), dalle frustrazioni di mamma a quelle di prof, non ho tratteggiato agili profii di Suor Terry e del mio Technoco, della bambina che si fa adolescente, degli amabili alunni che allietano ogni mio giorno e dei loro più che amabili genitori.
Tra gli eventi che ho mancato di raccontare però ce n'è uno che voglio recuperare e che ha cambiato un po', mica tanto in realtà, la nostra grigia vita da periferia urbana. E' arrivata la Gatta Olga, così battezzata a causa del suo spiccato senso acrobatico, a ricordo dell'indimenticabile Korbut di tante Olimpiadi fa. La Gatta Olga giunge nella ridente cintura milanese dalla verde Umbria, scroccando un passaggio in autostrada, per metà appollaiata o aggrappata (è stata subito evidente la forza ginnica della piccola) non si sa dove sotto l'auto, per l'altra metà sopra l'auto, accoccolata in grembo alla nipotastra. Salita furtivamente a un imprecisato casello umbro, è stata vista per fortuna dall'automobilista che attendendeva in coda ai cognati B.
Il quadrupede fantasma si è rannicchiato ben bene da qualche parte e non ne ha voluto sapere di farsi vedere né sentire; per molti minuti i cognati hanno disperatamente cercato di recuperarla, mentre la coda al casello aumentava. Dopodiché sono ripartiti, rassegnandosi con angoscia alla raccapricciante idea di stritolarla o arrostirla o chissà che altro. Al successivo autogrill, si sono fermati per recuperare il cadavere, immaginando l'inimmaginabile; all'uopo fattisi prestare un cric, hanno iniziato la triste ricerca. Lo stupore di vederla intatta sbucare dai pressi del tubo di scappamento è stato seguito dalla subitanea domanda "E mo? Che ne facciamo? Già due ne abbiamo... Telefoniamo alla Sister!". Che sarei io. Premetto che era in atto da mesi un'opera di fermo respingimento da parte mia delle pressanti richieste della figlia di avere un gatto. Mi atterriva l'idea di ricominciare a pulire cacche e bocconcini secchi di puzzolente cibo per gatti sul pavimento, cosa che avevo fatto per quindici anni, per non parlare della orrenda sabbietta che si sbriciola sotto le ciabatte. La Sister, che aveva scambiato la bestiola per un lui, in tal caso sarebbe stato Yuri o Dimitri, si è prodotta al telefono in una commovente cronaca della rocambolesca epifania. Era un segno del destino, un povero gatto abbandonato che si procura con tanta audacia una famiglia adottiva, come fare finta di niente? Come non vedere il legame che unisce storie umane e feline nella nostra famiglia? Storie di accoglienza e adozione. Si va beh, però poi la cacca chi la pulisce? Facciamo un patto con Mafalda. che ormai è grande, anzi è utile per lei iniziare ad avere cura di un esserino vivente. Ok, vada per il micio, chiamato in un primo momento Telepass.
Telepass non era un micio, ma una micia: 15 centimetri di pelo tigrato color nocciola e nero, spaventata ma sgamatissima. Si è ambientata subito, ha fatto pipì sul tappeto solo una volta, è affettuosa ma sclera spessissimo e, non avendo fratelli con cui giocare, passa il tempo facendo agguati alle caviglie e ai pantaloni di chiunque le capiti a tiro. La notte si accoccola tra il mento e la clavicola facendo le fusa e si addormenta con noi, la mattina ci sveglia con graffi e morsi, non dolorosi ma nemmeno piacevoli.
Adesso è con noi in montagna, fa gli agguati al nonno, già incline all'odio verso ogni animale, anche bipede, e lo fa sobbalzare ogni volta che salta agilmente sul tavolo mentre lui fa colazione. La cacca di Olga, come era prevedibile, la pulisco io, di norma. Ma mi piace e ha colmato il vuoto che avevo da quando il Brunone mi ha lasciato, otto anni fa. In un prossimo post (l'ottimismo non mi abbandona) racconterò delle mie perlustrazioni nei reparti "pet" dei supermercati, dato che in questi otto anni senza mici, non che non me ne fossi accorta, il mondo è cambiato. Sono riuscita a passare due o tre ore sui forum dei gattari, per scoprire che tipo di lettiera e cibo comprare; il giorno dopo, un'altra oretta nella grande distribuzione per lo shopping felino.
Centri commerciali e Web 2.0, nulla è più come ai tempi del vecchio indimenticabile Brunone.

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