sabato 28 aprile 2012

Tanto glam per nulla

"Eat, drink and shop", questo si è inventato il redattore di una nota rivista di arredamento, uscito in edizione speciale in occasione del Salone. Sull'ultimo punto, lo shopping, mi sono già espressa; sui primi due non ho nulla da dire, tranne l'incipit della prima inserzione che leggo: “stufi di showroom, eventi glam, sushi e aperitivi? Prenotate una cena in una piccola oasi cittadina, un'idea poetica e nuovissima, per cenare nel verde, in mezzo ai profumi della primavera...”. Dove? Sul Naviglio. Sarà... l'idea comunque, un ristorante con l'orto, pare carina, anche se definirla nuovissima mi pare eccessivo, dato che ormai un orto chi non ce l'ha? Ho provato anche io a farne uno sul balcone, prima che diventasse tanto trendy. A me piace ogni tanto leggere cosa succede in città, per poi non andare a verificare la veridicità delle marchette dei giornali. Milano è una città talmente e ridicolmente cara, che la maggior parte dei posti è inavvicinabile e anche quando ti avvicini, l'aria dei tuoi vicini di tavolo è insopportabilmente snob o carina di quel carino fastidioso, da milanese. Chissà se anche a Berlino i redattori delle riviste glam sono tanto fatui, là aprono un locale al giorno. Ma poi, un tedesco può essere definito glam? Ho qualche dubbio. Nei miei lunghi anni di precariato (ma allora non si chiamava così, eravamo banalmente dei supplenti e nessuno parlava di noi con la partecipazione che c'è ora ed eravamo ben più sfigati. Chiusa parentesi.), c'è stato un tempo in cui ho rischiato di lavorare nell'editoria di settore, la pubblicistica specializzata. Quella per cui trovai l'ennesimo contratto pacco era la redazione di un mensile (con uscite alquanto irregolari, ma non andava in edicola) per mobilieri brianzoli, per il retail, dicevano loro. Per me era un mondo nuovo e non sapevo fare quel lavoro, ma allora mi lanciavo, una misteriosa fiducia in me stessa, che potremmo chiamare incoscienza o indigenza, mi spingeva. All'epoca il Salone del Mobile e il Fuorisalone erano eventi per addetti ai lavori, oggi sono un evento tout court per la città. Erano i tempi in cui l'Ikea era ancora un fenomeno quasi chic, mentre oggi ci trovi le famigliole a trascorrere il week end. Le altre della redazione riuscivano a imbastire un pezzo di duemila battute per descrivere un lavabo. Io le invidiavo un po', non solo perché riuscivano a sciorinare tonnellate di frivolezze e carinerie su un pouf del tal designer, ma anche perché a ogni presentazione di prodotto si portavano via di tutto, oggetti e accessori, di cui avevano piene le case. I produttori sono sempre munifici coi giornalisti, chiamiamoli così e la caratteristica principale di questi ultimi, soprattutto di questa particolare sottospecie, è la faccia di bronzo. Si tratta perlopiù di signorine di buona famiglia, carine e spigliate, che diventano con gli anni le tipiche sciure milanesi, magari arrivate grazie a un buon matrimonio. Una di loro era sposata con un politico che in seguito è diventato sottosegretario. Io ho fuggevolmente assaggiato le delizie di quel mondo e ancora oggi possiedo, grazie a quella memorabile esperienza, una pentola, due fodere per cuscini (avevo avuto in regalo la stoffa e mia madre poi ne ha ricavato delle fodere), qualche libro. E forse, se non avessi lavorato lì, a Berlino non mi sarebbe venuto in mente di visitare il bellissimo Archivio del Bauhaus. Per cui a qualcosa è servito. Mi ero addirittura accordata con quella che mi era sembrata più simpatica per andare in vacanza in India. Lei voleva andare a Chandigar a visitare la città di Le Corbusier, io avevo in mente altro, stavamo contrattando sulle mete e avevamo già prenotato il volo, quando lei ha incontrato un tipo, un brutto e noioso ragazzo neo ingegnere, e mi ha mollato con il mio biglietto aereo pagato. Mi sono sentita molto dentro una di quelle lettere che si scrivono ai settimanali femminili per un parere su come comportarsi in quella o quell'altra circostanza. Avrei potuto andare ugualmente, ma non l'ho fatto. Chissà se la mia vita sarebbe diversa... A ogni modo, la rivista navigava in cattive acque e dopo un po' cambiò direzione. Io volai felicemente verso altri lidi e altre avventure nel magnifico mondo della paraeditoria.

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