giovedì 3 maggio 2012
Ansia di valutazione
Due maggio, su coraggio, parafrasando il poeta. Stamattina mi sentivo così, all'idea di andare a scuola. Quest'anno conto i giorni che mancano alla fine dell'anno. Forse perchè siamo in due a navigare nella palude delle medie. Di parafrasi in parafrasi, direi che ormai siamo quasi fuori dal tunnel. Ma sono in arrivo i giorni delle prove Invalsi, che oltre che essere una gran rottura arrivano alla fine dell'anno quando tutti, docenti e alunni, sono ormai stremati. Qualche giorno fa nella classe di mia figlia è stata fatta la classica prova di addestramento che sempre più spesso ci sentiamo costretti a fare per non fare arrivare i ragazzi alle prove, specie quelle finali, impreparati ad affrontarle. Le case editrici, soliti avvoltoi, ci sguazzano e hanno trovato un nuovo articolo da propagandare, il fascicolo per la preparazione alle prove Invalsi, che alcuni babbei si sono affrettati a far comprare. Di riflesso, i genitori dei ragazzi di terza li chiedono a gran voce, alcuni, mentre altri protestano perché il questioanrio di rilevazione statistica (a mio parere l'unica cosa intelligente di tutto il test) viola la privacy.
Povera Italia, sempre parafrasando.
Recita la circolare sulle modalità di somministrazione agli alunni con particolari bisogni formativi, categoria nella quale la mia moretta rientra:
"Le esigenze degli allievi con particolari bisogni educativi sono, per loro natura, molteplici e difficilmente
individuabili a priori in modo completo ed esaustivo. Da ciò discende che la valutazione del singolo caso
può essere effettuata in modo soddisfacente solo dal Dirigente scolastico che conosce esattamente la
situazione del singolo studente e, pertanto, può adottare tutte le misure idonee per coniugare, da un lato,
le necessità di ogni allievo con bisogni educativi speciali e, dall’altro, il regolare svolgimento delle prove per
gli altri studenti, senza che per questi ultimi venga modificato il protocollo di somministrazione standard
che è garanzia fondamentale per assicurare l’affidabilità delle rilevazioni del SNV.
Qualunque sia la tipologia di disabilità o di DSA di un alunno, essa deve essere segnalata sulla Scheda‐
risposta dei singoli studenti1, barrando l’opzione più appropriata fra quelle di seguito indicate (che sono le stesse che si rilevano alla fine del primo ciclo di istruzione):
1 = disabilità intellettiva;
2 = disabilità visiva: ipovedente;
3 = disabilità visiva: non vedente;
4 = DSA;
5 = altro.
Tale segnalazione consentirà di considerare separatamente i risultati degli alunni con bisogni educativi
speciali e di non farli rientrare nella elaborazione statistica dei risultati di tutti gli altri alunni."
Ecco, non capisco se la preoccupazione sia quella di presevare da uno stress e da un'inutile frustrazione i ragazzi che tanto delicatamente vengono definiti "con particolari bisogni formativi" (che noi chiamamo sbrigativamente in cento altri modi, da alunni H a quelli col sostegno) o piuttosto quella di non inficiare con un risultato quasi certamente negativo le prove medie della classe. Oso sperare che per la maggior parte dei colleghi esista solo la prima, ma ormai con l'aria che tira, con questa ansia di valutazione, può succedere anche che sia la seconda a prevalere. O peggio, in alcune scuole con pessimi dirigenti, che sia proprio la scuola a non voler fare "brutta figura".
L'altro ieri la piccola si aggirava per la casa con l'aria affranta e il plico delle prove Invalsi di matematica del 2011, somministrate un paio di giorni prima
(la stessa definizione farmacologica evoca ambienti non certo rassicuranti). Cerchiolini rossi, discreti ma evidenti punteggiavano ogni pagina, direi ogni quesito. Certamente la sua autostima non ne ha tratto vantaggio, il punto è però a chi e a cosa serva la prova Invalsi agli APBE, l'acronimo l'ho fatto io, spero che non entri in uso (non ho ancora imparato a usare "diversamente abili"). A loro no di certo, alla scuola nemmeno, al sistema di valutazione men che meno, visto che questi alunni seguono programmi del tutto personalizzati, o almeno dovrebbero. Eppure so che anche io in classe mi porrò il problema se farglielo fare o no alla mi alunna il test. Quale frustrazione è maggiore per questi ragazzi? Sbagliare tutte le risposte (ma qualche crocetta la imbroccano e questo li rende felici) o essere esclusi dalla prova?
A ogni buon conto, i Cobas hanno indetto lo sciopero in quei giorni, contro la scuola-quiz. Il linguaggio è puramente ideologico, ma nel merito hanno ragione su molti punti. Non sono contraria per principio alla valutazione del sistema, ma ho dei dubbi sul fatto che questo sia uno strumento giusto ed efficace.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento