giovedì 10 maggio 2012

Gli spermatozoi di Hulk

Le nuvole oscurano il sole che dovremmo osservare tra poco. La comitiva è disordinata e allegramente rumorosa. Procede in ordine sparso, ai piedi di un versante montuoso ancora innevato. Le nuvole sono basse e il cielo, in effetti, non promette nulla di buono. Le osservazioni del cielo sono saltate, dato il tempo. Prima di arrivare al planetario per la conferenza c'è il tempo di fare un giretto per il bosco. La passeggiata è iniziata da pochi minuti. “Prof! Piove, torniamo indietro.” “No, Melany, non piove...” “Prof! Ci sono i legni, torniamo indietro.” “Si chiamano, tronchi, Bea. In un bosco è normale, basta scavalcare e proseguire...” "Prof! Guardi, ci sono i girini. Ma sono giganti! sembrano spermatozoi. Sì, ma sono quelli di Hulk”. Davvero questi ragazzi non sanno andare per boschi e sono stanchi dopo cinque minuti di cammino. Così come non sanno, neppure lontanamente, come si fa un letto, guardano le lenzuola come oggetti sconosciuti e chiedono aiuto per prepararsi il giaciglio, che sembra una cuccia tanto sono spiegazzate e lasche le lenzuola. Il momento più triste della giornata è la consegna del cellulare. Il distacco è difficile, temporeggiano, cercano di imbrogliare, fingono di non sentire i nostri richiami, gli danno un bacino. La notte senza il loro oggetto transizionale sarà dura. la mattina dopo, a colazione, sembrano dimentichi del breve orfanaggio. Ma appena noi estraiamo dal sacco i loro tessori, il gruppo freme, tutti si alzano e si ammassano attorno al tavolo, allungando il collo per vedere se il loro peluche elettronico c'è ancora. Non vedono l'ora di riaverlo. Chiedo se ne hanno sentito la mancanza, molti mi dicono di no e qualcuno invece mi dice di sì, con tono sollevato perché il senso di vuoto patito la sera prima è finalmente finito. Poi il sole torna a scaldarci, dopo una notte di pioggia che ci ha negato l'osservazione del cielo. Una settimana prima e forse avremmo visto anche Saturno

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