giovedì 24 maggio 2012

Time is on our side?

Il mio orario di giovedì è abbastanza brutto, la prima ora è a disposizione, la seconda buca, la terza dedicata al ricevimento genitori. Stamattina c'è una moria di colleghi, chi in uscita chi a corsi d'aggiornamento, così mi ritrovo due ore di supplenza, la prima addirittura su due classi. Chiedo umilmente di non essere smembrata e di scegliere tra le due la classe meno turbolenta, dato che l'altra sarà tutta mia l'ora successiva. Si sa poi che le terze, quando hanno supplenza, hanno già il loro piano prestabilito ed è dura intromettersi nei loro affari privati (di solito copiatura di compiti altrui, finiti in fretta per poi giocare coi compagni). La prima ora va via abbastanza tranquilla. Poi vado in una terza non tra le più amabili, quasi come la mia. Vedo subito la perla della classe, il ras del corridoio, con un nuovo look: i brufoli annichiliti dai raggi UVA e le sopracciglia strappate ad arte, forse sono le stigmate dell'aspirante tronista. Ritiro un mazzo di carte e una pallina di carta e scotch e cerco di farli stare più o meno tranquilli. Poi, mentre compilo il registro, li ascolto che discutono divisi a gruppetti: il giovane adepto degli amici di maria si lamenta di un 5 nell'interrogazione di geografia nella quale, a sentire lui, "aveva parlato un casino", mentre per la verifica in cui ha preso 7 non aveva studiato un accidente. Poi iniziano a turno a chiedermi di uscire per fare delle fotocopie, hanno in mano il quaderno di qualcuno ordinato e attento. Io resisto per un po', immaginando i mugugni della bidella, poi l'istinto di sopravvivenza prevale e cedo. Mi faccio mostrare però il contenuto del quaderno. "È di letteratura" dice uno. "Macché, di convivenza civile..." fa l'altra. In effetti dando un'occhiata vedo appunti per otto pagine sullo Statuto Albertino, un elenco di diritti sparsi, la divisione dei poteri eccetera. Insomma, il bigino della Costituzione. Mi chiedo come facciamo a pensare di formare dei "cittadini" facendo l'ora di cittadinanza in questo modo, cioè facendogli odiare la Costituzione. In un'ora di supplenza ho ricevuto ben due lezioncine: una sull'astrazione e l'opinabilità dei voti, l'altra sull'inefficacia della nostra azione, se così si può chiamare, per ciò che riguarda la cittadinanza. Una conferma ulteriore mi arriva subito dopo. L'ora successiva infatti mi toccano ancora dieci minuti in un'altra terza, per tappare il buco della'amica prof impegnata in un inciucio con la dirigente. Mi dà il titolo del tema da assegnare. Inizio a scrivere la traccia alla lavagna: "Il fenomeno dell'immigrazione..." "Ancora 'sti negri!". Mi giro, il solito biondino, finto simpatico, fiero della sua grettezza: "Prof, almeno io dico quello che penso:" Sto per ribattere, anche se sono un po' stanca di trovare le parole, quando arriva la collega. Gratitudine, solo cinque minuti... Frase di rito: "Te li lascio ". Ecco, l'anno scorso io facevo un'ora di cittadinanza in questa classe: interviste, giochi di ruolo, letture sul tema della diversità. Rifletto un po' sul mio insuccesso, poi penso che forse il tempo è dalla nostra parte - anche se non per tutti - e che non siamo taumaturghi. Che serva un po' di umana indifferenza verso i più refrattari?

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