lunedì 28 maggio 2012

Ultimi giorni col Perfido

A letto da due giorni, ho passato la domenica a guardare film. Ho saltato due verifiche a scuola e quando tornerò saremo a meno dieci. Domani dovrò rimettere mano alla relazione finale, trascrivere tutti i voti sul registro, compilare cartacce varie, rivedere la lista del materiale che occorre per lo spettacolo, tagliare le musiche, preparare i programmi d'esame. E poi... ormai ho messo da parte le velleità e ho dato per perse alcune cose che avrei voluto fare con questi ragazzi. Un anno difficile, un po' da bilancio in rosso.
Penso con tristezza che non sarò triste quando li saluterò, penso con sollievo che sono solo una manciata i giorni in cui avrò a che fare con Il Perfido Saccente.
Tre anni con lui sono stati una lotta. Tre anni di esercizio, che poi credo che abbiano raggiunto l'unico risultato di tenerlo a scuola. Stravaccato, annoiato, distratto, provocatorio, alla fine in pace coi compagni certo, dopo essersene guadagnato la stima probabilmente a furia di delegittimare i prof. Spesso assente, ma a scuola. Visto che se era andato, malmenato, da quell'altra.

Alla decima volta (in una giornata) che il Perfido ti interrompe dicendo che lui ne sa una più di te, una più del mondo intero messo insieme, quello che ho esercitato negli anni - la pazienza, l'ironia, l'equilibrio, insieme alla fermezza e alla volontà di non tarpare mai le ali, specie se critiche - viene messo a dura prova.
Quando, mentre ancora non hai finito di pronunciare la parola Leonardo, quello già ti ha interrotto dicendo "Sì Leonardo era un genio, però..." Però cosa, pirla? pensi tu. Pure su Leonardo hai da dire? Lo guardi, ai ragazzi bisogna volere bene, sorridi, lo fermi con calma e cerchi di spiegargli che gli altri hanno diritto di sapere qualcosa su Leonardo, che magari lui ha letto sui suoi cazzo di Focus Junior o visto su chissà quale channel (perché lui non studia, no, mica si abbassa... lui legge altro, non i libri di scuola, la scuola non fa per lui per questo ha scelto il liceo classico). Perciò mi lasciasse di grazia parlare, poi potrà criticare in pace Leonardo. Se parli di Saviano lui trova il modo di dire che Saviano è un copione (non che io straveda per Saviano...). Se parli di qualsiasi cosa lui deve trovare il modo di spostare l'attenzione.
Chiedi di scrivere per una settimana una pagina di diario e lui ti consegna il compito contenente i suoi pensieri su di te, cioè che sei una stronza, cosa fai? Apprezzi la mancanza di ipocrisia, ti arrabbi o ignori?
O quando butta a terra un quaderno e si rifiuta di raccoglierlo, perché secondo lui a me non deve interessare se il suo quaderno è sul banco no. Che fai?
O quando toglie la sedia da sotto il sedere della compagna un po' in difficoltà.
Se avessi fatto sempre come quella volta che gli ho urlato a due centimetri dalle orecchie, perché pretendeva che una mia correzione fosse sbagliata e nemmeno di fronte all'evidenza ammetteva il torto. Quella volta l'esercizio zen non mi è riuscito, mi sono scagliata urlando come una pazza, la classe si è immobilizzata. Gli ho sbraitato addosso qualcosa sull'onestà, l'umiltà e non so più cosa. Ero fuori di me.
Se fossi stata sempre così, avrei ottenuto di più? Come via d'uscita, mi rimane l'ipotesi in altro modo che l'avrei fatto sclerare. Comunque sarei sclerata prima io.
Ecco, ai ragazzi bisogna volere bene, sennò non ci si riesce a lavorare. Ma in alcuni casi è davvero difficile.

5 commenti:

  1. no, non sono convinta che ai ragazzi si debba voler bene. per lo meno, non a loro come singoli (alla categoria, sì).
    ed è quello che dico anche a loro "non siete obbligati a volervi bene tra di voi". di solito restano sconvolti.

    poi non lo so, eh, quelli così sono tipi tostissimi, e secondo me l'unico modo è ammutolirli con la propria "scienza infusa". solo che a volte proprio non capita l'occasione...

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  2. Hai ragione, non è ai singoli che si può volere bene. Non a tutti. Certo che quando devi aiutare qualcuno che si sa far voler bene, la vita è più facile. Quello che non mi è riuscito è stato vederlo come un preadolescente bisognoso di aiuto. Anche io a loro dico non siete obbligati a piacervi, ma ad andare d'accordo dovete imparare. Ma il loro volersi bene è ciò che li porta a scuola.
    La scienza infusa con certi tipi non funziona, hanno sempre il però di riserva, è più forte di loro.

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  3. Io ne ho avuti due Steerforth, un autentico osso duro (ma alla fine non a questo livello) e quest'anno potenzialmente lo potrebbe essere Earnest, come arroganza. Ma per fortuna non ce la fa dal punto di vista intellettuale.
    Che fatica, povera te. Mi ricordano i Bufali. E, ti assicuro, non è un bel parallelo.

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  4. Un micidiale combinato composto, supposto plusdotato, ma dislessico e figlio di collega... Non male, eh?

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  5. Ok, allora ho capito il tipo: non Steerforth o Earnest, ma il Cammello. Aiuto.

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