martedì 28 agosto 2012

Effervescenze

Era da qualche tempo che avendola adocchiata sullo scaffale delle acque minerali, giravo intorno alle polverine solubili per fare le bollicine. Mi ha stupito vederle ancora in commercio e con gli stessi marchi, loghi e confezioni di quando ero bambina: Idrolitina, Frizzina, Cristallina... All'epoca c'era anche la Idriz, adesso non so.
Oggi l'ho comprata e l'ho portata a casa soddisfatta. L'acqua di viscì! si stupisce il Tech. Vero! Anche la mia nonna la chiamava così.
Comunque, io ho preso la Frizzina e l'ho fatta subito. Ricordo che non mi piaceva più di tanto e, devo dire la verità, non è sto granché nemmeno ora, uguale ad allora. Erano decenni e lustri che non la bevevo ma il gusto è rimasto familiare, come se durante l'infanzia ne avessi assunta in quantità. Essere bambini negli anni Sessanta, due sorsi di acqua di viscì  hanno risvegliato sapori, odori, immagini e suoni sepolti, che sono tornati a galla, copiosi e precisi.
Il preparato si faceva prima di andare a tavola in quelle bottiglie con il tappo a molla. Le proprietà effervescenti erano di breve durata e dopo un po', se non la si beveva in fretta, l'acqua diventava imbevibile. Le bustine erano due, una rossa e l'altra blu, non ho memoria se andassero messe in un ordine preciso, però bisognava essere veloci a ritappare la bottiglia dopo la seconda bustina che sviluppava immediatamente l'effervescenza, facendo traboccare la bottiglia. Io la tappavo con il palmo della mano e l'acqua frizzava, procurando un lieve solletico. Ugualmente, però, particelle di gas e acqua sfuggivano e inumidivano i dintorni. Psscc...Guarda come buscia!! diceva il nonno, mentre la nonna ritagliava il punto sulla confezione, che poi buttava via perché non aveva la costanza di finire una collezione.
Nella casa dei nonni ho passato molta parte dei miei primi anni, uno dei tanti casermoni di ringhiera della periferia industriale milanese. In quel microcosmo fatto di voci, rumori, odori tutto era condiviso, nel bene e nel male. Dalle finestre uscivano gli odori di una cucina semplice, che sulla ringhiera si mescolavano e circolavano di piano in piano. La gastronomia popolare era modesta e semplice, gli ingredienti sempre gli stessi e, come dice il proverbio, zucca e melone la sua stagione (non c'era la grande distribuzione che fa produrre tutto in serra in ogni momento, in ogni angolo della terra). Il prezzemolo, più di ogni altro ortaggio, mi riporta a quelle estati, quando il suo profumo era tanto intenso da spandersi nell'aria di casa in casa. Riso e prezzemolo era una minestrina leggera e profumatissima che mi piaceva molto e, a quanto ne so, tutte le mamme la preparavano. Così come a tutti, la sera ogni tanto, se non si aveva voglia di cenare veniva concesso il caffellatte. E il bagno del sabato sera, con il profumo del borotalco e i capelli bagnati d'estate o le babbucce di lana d'inverno, precedeva il caffellatte e i cartoni animati sulla tv svizzera. E, già che sono in via di reminiscenze, il latte confezionato veniva venduto in sacchetti di plastica, fino all'arrivo del mitico tetraedro.

Tra la cucina di mia madre e quella della nonna c'era molta differenza, specie quando cucinava il nonno che preparava un minestrone speciale, ricco e pastoso, che faceva come una crosticina in superficie (ora so che era per la quantità di grassi che ci metteva, a lui piaceva con il lardo...), di tanto in tanto, quando il grana era agli sgoccioli, con le croste di formaggio abbrustolite. I piatti erano sempre quelli: pastina col dado e talvolta con il formaggino sciolto, riso e latte, minestra la sera. Pastasciutta a mezzogiorno. Il secondo, sempre di carne, a ogni pasto. La bistecchina al burro sempre, quella della nonna con tanto tanto burro. I principi della sana alimentazione erano lungi dall'essere conosciuti e fare la scarpetta con il burro cotto rimasto nel piatto non era peccato. Sempre in tema di dieta salutistica, in casa di mia nonna circolava parecchia mortadella, che qui si chiama La bologna
Non erano delle gran cuoche le donne di casa mia, nemmeno l'altra nonna, che però era brava a fare la pasta sfoglia, il ripieno del cappone a Natale e le chiacchiere a Carnevale.
La domenica, per anni, anzi decenni, risotto allo zafferano e, ovviamente, il lesso, il prezzo da pagare per il brodo. Solo dopo molti anni ho scoperto che il lesso può essere davvero sublime. Ma se ci penso, in fondo il lesso di mia madre mi piaceva un bel po'.
E le sere d'estate il ghiacciolo o, se andava di lusso, l'anguria al circolo delle bocce. La finestra della camera della nonna affacciava sulla bocciofila, e da oltre le persiane semi accostate giungevano i rumori fruscianti e poi secchi delle bocce. Guardavo fuori, nel cono di luce del lampione attraversato da centinaia di falene e godevo del bel caldo, mai così afoso. Non pensavo a diventare grande.
Forse nulla mi lega al ricordo di quella casa quanto il suono delle palle che bocciano o l'odore, oggi scomparso alle nostre latitudini, del sapone di Marsiglia misto al cemento del lavatoio.
Mi blocca la consapevolezza improvvisa di aver vissuto un tempo in cui molte famiglie non possedevano una lavatrice, mi pare quasi assurdo, eppure sì, è così, anche se negli ultimi anni il lavatoio non veniva più usato perché l'elettrodomestico fondamentale era finalmente arrivato anche lì.
Poi cambiarono casa, la nonna si ammalò e il nonno, rimasto solo, continuò a farsi il suo minestrone col lardo. L'acqua di viscì era scomparsa, sostituita da quella in bottiglia verso la quale lui nutriva poche simpatie, così come per il latte confezionato, la cui produzione nel frattempo si era differenziata nelle varie tipologie. Quando gli si chiedeva come lo volesse, lui rispondeva: "Di vacca!"

Quei ballatoi, oggi un po' fatiscenti e in attesa di una ristrutturazione, sono ora abitati in gran parte da stranieri. Non ci sono più entrata, anche se ogni volta che passo per quella strada getto uno sguardo a quella che era la nostra porta, al secondo piano. Gli odori saranno diversi e i cibi provenienti da luoghi e distanze a quei tempi impensabili, e chissà se gli usci saranno, come erano allora, aperti. Chissà.

9 commenti:

  1. Altre abitudini alimentari (soprattutto, le bollicine erano bandite, come le carte da gioco) ma riconosco quei nonni e quegli odori :-)

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  2. Bellissimi, i ricordi dei sapori. Bellissimo tutto. :-)

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  3. @ellegio le carte da gioco, anche di quelle ricordo l'odore...
    Anche io credo di non averne bevuta così tanta, eppure mi ha stupito la familiarità del sapore, del gesto, del rumore. Comunque, ora l'acqua del rubinetto ha un sapore migliore, allora forse bisognava camuffarne il sapore. O forse la nonna gustava le prime gioie del consumismo :-)
    @'Povna, grazie :-)La madeleine è forse più elegante e romantica come elemento rivelatore, ma l'idrolitina ha funzionato allo stesso modo...

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  4. io sono stata bambina tra la fine degli anni 70 e gli anni 80, ma i sapori e la dieta "chez le grands parents" sono identici, anche la frase "guarda come buscia!" (con la "u" stretta, ovvio!)

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  5. Quando ci sono i grandi amarcord con gli amici più giovani (a occhio fra noi ci sono una decina d'anni), le cose che si rievocano sono quasi le stesse. Mi chiedo sempre quale sia la vera linea di demarcazione.
    La dieresi, alle due di notte non ce l'ho fatta :-)

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  6. Gli odori sono i più grandi evocatori di ricordi (ne abbiamo parlato anche con la GattaGennara settimane fa).

    Dei miei nonni, che non avevo (ho avuto solo la nonna materna, praticamente) ricordo la, diciamo, relativa igiene del nonno paterno ex contadino ex militare ex minatore etc etc etc, che gli conferiva un' aura particolare, diciamo. D'altra parte, rimasto orfano a 8 anni, si era veramente fatto da sè. Emigrato in Germania, si era fatto una strada nella viota, perchè aveva fatto la seconda elementare e sapeva leggere e scrivere, cosa non comune ai suoi tempi.

    Mia madre, con il Camay, cercava di riportare in media la famiglia.

    Anche la nonna, con solo una vasca di granito ed un rubinetto d'acqua fredda in casa, non brillava, ecco, diciamo: ma è arrivata a 100 anni e tre mesi, malgrado tutto. Aveva d'inverno più tagli sulle mani che capelli in testa, si può dire. Cucinava un risotto con fegatini ed interiora varie di pollo che a me faceva schifo, oggi sarebbe da Gambero Rosso. Sic transit gloria mundi.

    Unica cosa su cui non concordo: qui da me siamo passati al latte in Tetrapack (la piramidina a 4 facce) direttamente dalla bottiglia di vetro spesso, nei primi anni '60. I vesciconi di latte di plastica li vidi solo da Militare, negli anni '80.

    Chi si ricorda la strofetta dell' Idrolitina ? E sapete perchè ci volevano due buste, quella blu e quella rossa ?

    Anonimo SQ

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    1. Diceva l’oste al vino
      tu mi diventi vecchio
      ti voglio maritare
      all’acqua del mio secchio.
      Rispose il vino all’oste
      fai le pubblicazioni
      sposo l’Idrolitina
      del cavalier Gazzoni

      Qui trovi le delucidazioni sulle reazioni prodotte dalle mitiche polverine, io ci capisco poco di chimica, però ho scoperto che Battiato parla in una sua canzone di idrolitina col vino
      http://urtoefficace.linxedizioni.it/2012/06/16/vino-con-lidrolitina/

      Per quanto riguarda gli odori, potrei disquisire su quello del gabinetto comune delle case di ringhiera. Si lavavano nel lavandino della cucina (che poi era l'unico ambiente oltre la stanza da letto), ma c'era l'acqua calda e il nonno si faceva la barba con lo squibb, cospargendosi poi di acqua di Colonia.

      Ah, il latte! Io non ricordo a casa la bottiglia di vetro ma quel tetraedro di plastica morbida, scomodissimo da utilizzare perché ti sgusciava dalle mani. Che impressione, i vesciconi... :-)

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    2. Ahahaha ! Hai ottima memoria (o una scatola in casa come me...).

      Creo che il problema fosse nelle bustine NON plastificate, cosicchè la reazione tra acido tartarico e bicarbonato con produzione di CO2, essendo igroscopici i reagenti, rischiava di cominciare in bustina, con conseguente scoppio della stessa.
      Ora, con la carta plastificata, si possono tranquillamente mettere i reagenti asciutti insieme e non succede alcunchè. Purtroppo (e di questo non so il perché) alcuni produttori hanno sostituito l'acido tartarico con l'acido malico, a me il suo gusto aspro non piace... se qualcuno sa il perchè, lo dica per favore !

      Anonimo SQ

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  7. Ma no :-) Un banale copia e incolla, la rete ne è piena... La Frizzina contiene sia l'acido tartarico che l'acido malico. Ma perché ti turba tanto? A me sembra uguale a prima...

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