sabato 6 ottobre 2012

Eight days a week

Il titolo è solo un omaggio, vista la ricorrenza in questi giorni dell'uscita del primo singolo dei favolosi quattro.
In effetti un ottavo giorno mi farebbe comodo, per recuperare quello che non riesco a fare nei sette che ho a disposizione.
Marò, che settimana.
Inizia sabato con la riunione di classe coi genitori. Visti loro, si capiscono un sacco di cose. Parlo per mezz'ora illustrando ciò che è da illustrare, con la sensazione che siano solo i colleghi ad ascoltare. Tra le mamme, solo un paio prendono appunti, almeno per segnarsi alcune date importanti.
Poi domenica, è il compleanno della sister e la famiglia si è accordata per il pranzo festivo, con pasticcini per l'occasione.
Inganno l'attesa stirando. Suona il telefono, è mia zia che dice che il babbo si è sentito male in chiesa. Sono sola in casa con Mafalda perché Technoco è fuori  a rinverdire la sua passione per la bici.
Panico, il cellulare è scarico, vago ancora in pigiama per alcuni minuti senza saper decidere cosa fare. Sento le campane suonare a festa, la messa è finita. Immagino mio padre là, steso. Alla fine chiamo la sister e ci mettiamo d'accordo per raggiungere la chiesa. Arriviamo e c'è un capannello di persone attorno a mio padre, in fondo alla navata, steso per terra. C'è il nostro medico e anche il prete. Un luogo ideale dove sentirsi male, la chiesa. Mia madre pare tranquilla, parla col dottore, il pericolo sembra scampato.
Lui è pallido ma è cosciente, mi riconosce subito e dice che stiamo esagerando, che non è successo niente. Niente una cippa.
Aspettiamo l'ambulanza che arriva, con ritardo, ma arriva.
Un amico, mentre lo rimettono in piedi lo incoraggia dicendogli che non è ancora ora di andare: el signur el vor no.
Intorno l'aria è elettrica, i bambini rientrano in chiesa a messa finita, dov'è il morto? dicono.
Siamo sempre allerta col babbo, dato che le sue magagne cardiache sono di lunga data.
Ma anche stavolta è andata.
Il ricovero però è necessario per fare alcuni controlli. I tre giorni successivi sono a incastro, tra l'ospedale, la scuola, gli impegni di Mafalda triplicati, visite cliniche anche per lei, palestra, colloqui.
Perdo i pezzi. Mi affido alla memoria, oppure ad appunti su un'agendina, che però non guardo mai. Così dimentico il colloquio con la prof di sostegno della Mafi, la riunione del comitato genitori, da genitore e, peggio di tutto, il cibo del gatto.

In tutto questo, il pof, il pei, i dsa, il gas, acronimi impazziti e pensieri spiaggiati, ansia sospesa.


4 commenti:

  1. accipicchia, che settimanina!
    dai, forza.
    un abbraccio a te e al papà.

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  2. E ci credo: qui c'è solo da citare Noisette e abbracciarvi tutti!

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  3. ossignur. pure il mio babbo, un mese fa ce l'ha fatto lo scherzino, e nello stesso posto. un abbraccio anche da me.

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  4. Grazie! Oggi a messa non c'è andato, un pensiero in meno. Pare un classico, star male in chiesa ... :-)

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