venerdì 5 ottobre 2012

Ritorni

Mentre i Settimini si rincorrono selvaggiamente, si appendono agli alberi, si urtano e urlano come pazzi, cerco di raccapezzarmi in questo primo intervallo di mensa, lanciando strilli e muggiti per richiamarli all'ordine. Quando vedo in controluce, da lontano, delle braccia che mi salutano. Mi avvicino alla cancellata, facendomi schermo con la mano per riconoscere chi mi sta chiamando. Ho un piccolo tuffo al cuore quando riconosco Bullo Confuso e l'Evanescente, sorridenti e un po' timidi. Li bacio, felice e grata. Come va, come non va. Il liceo è difficile mi dicono, il Confuso scuote la testa alla sua maniera, con gli occhi belli che guardano da sotto in su e le ciglia lunghe che lo fanno sembrare un bambino. E' cresciuto ma non tanto, solo qualche brufolo lo rende un po' più grande, arrossisce quando mi dice che si è pentito di essersi iscritto a quella scuola. Del resto lo ha fatto solo perché costretto da un padre assurdo, che dichiaratamente lo vuole inchiodare alle sue debolezze. Va male, anche perché soffre di pene d'amore.
L'Evanescente è più sicuro di sé e si dichiara contento, i prof sono bravi e simpatici, ma si stupisce perché al liceo si deve studiare. Ma guarda un po'. Meno male, penso io.
Sono davvero contenta di vederli e vorrei che si fermassero ancora un po', vorrei che non andassero così presto, perché mi mancano e perché rientrare in classe coi Settimini per il momento non mi riempie di gioia. Ritorno coi piccoli, richiamandoli giù dagli alberi e pensando a come erano loro, i Dannati, a come sono diventati in tre anni. Così torno a convincermi che basta che mi rimbocchi le maniche per scovare nei Settimini quello che di buono hanno. Da qualche parte ci deve essere.

5 commenti:

  1. tu lo sai, vero, che voi maestre lasciate il segno?
    (la mia è la prima persona che ho segnato sulla lista degli invitati alla mia laurea. è morta poco dopo e sono felice che ci sia stata)

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    1. Della mia conservo ancora un biglietto scritto quando ho lasciato la casa dei miei per andar a vivere da sola. Lei lo aveva saputo incontrando mio padre, che era triste per quel motivo e perché me ne andavo senza l'anello al dito (che strano effetto fa ora) così mi ha voluto lasciare un messaggio. Sul biglietto era disegnata una rondine coi pastelli a cera, accompagnata da un pensiero scritto con quella grafia che dopo tanti anni mi era ancora familiare, era un incoraggiamento a volare e un augurio di felicità. E' uno dei miei pochi tesori.

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  2. Ecco, questa tenerezza è la parte che manca a me.

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  3. Speriamo che duri... sento che sta scappando.

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