mercoledì 14 novembre 2012

Tutti in cattedra

Il mestiere di insegnare è difficile eppure chiunque pensa di essere in grado di farlo. Un po' come il commissario tecnico della nazionale.
Io, a cinquant'anni, non penserei mai di mettermi a fare il meccanico o il cuoco. Per insegnare, invece, pare basti, in qualsiasi momento della vita, solo che sia data l'opportunità di provarci.

Oggi, in consiglio di classe, si parla coi genitori dei ragazzi, si riflette su quanto l'introduzione dei voti numerici abbia modificato l'approccio dei ragazzi verso lo studio.
- Eh - fa Le Bietolon, in uno dei suoi acuti di lucida follia - del resto la vita è così, gli esami non finiscono mai, con tutti i test che si troveranno ad affrontare è meglio che si abituino.
- Fino a qualche anno fa, però, non era così, non si viveva a pane, percentuali e quiz come ora.
- Non parliamo di quiz! - dice una collega in stress da concorso.
Interviene una mamma: - Non me ne parli, mi sono iscritta anche io! Con questi quiz sto impazzendo...
Ma come, ho pensato, mentre questa mattina un collega trentenne mi ha detto di non poter partecipare al concorso perché la sua laurea, acquisita nel 2007, non è ritenuta valida, questa signora, che non ha mai messo piede a scuola se non come genitore, può farlo? Dove sta il senso?

Questo concorso costerà un sacco di denaro. A partecipare non ci sono solo, come era prevedibile, le tante persone alla ricerca di un lavoro, che oggi sembra più un miraggio, lavoratori precari provenienti da altri settori. Ma anche quelle che un lavoro potrebbero, per condizioni familiari, tranquillamente fare a meno di cercarlo.
Si sono iscritti in centinaia di migliaia, di questi quante saranno, ad esempio , le donne che, ora che hanno finito il periodo critico del loro lavoro di madri, tirano fuori dal cassetto la laurea di gioventù e tentano la sorte nella scuola?
Perché a un trentenne, che ha scelto di fare questo lavoro, non è consentito accedere al concorso e a una cinquantenne, che nella vita ha scelto altre strade, invece sì?
Io questi qui dell'Anief li detesto, ma era da prevedere che avrebbero avuto buon gioco a ricorrere.
Questi hanno messo in piedi una macchina da ricorsi che è una fabbrica di denaro. Ricorrono su ogni cosa e hanno mandato all'aria il concorso per dirigenti lasciando le scuole nei casini. Leggo cose tipo: "Il ricorso al Tar avrà un costo che non supererà i 120 euro e permetterà di ricevere in omaggio il test di preselezione elaborato dall’Edises", un grazioso omaggio che denota una certa sicumera.
Sono già in molti coloro, laureati tra il  2001 e il 2012, che hanno presentato istanza al Tar e attendono risposta.
E chissà forse anche il giovane collega, che peraltro si picca di non fare nulla a casa propria, potrà ricorrere.


6 commenti:

  1. concordo su tutto quanto dici:
    ho letto che ci sono 300.000 iscrizioni al concorso, a fronte di circa 10.000 posti; vorrei contare quanti, tra quei 300.000 desiderano davvero insegnare e quanti, invece, aspirano solo al posto fisso (soprattutto in tempi di crisi) e andranno ad ingrossare le file degli insegnanti fannulloni, attirando così altro discredito sulla categoria.

    ah, io quelli dell'ANIEF li conosco bene, anzi, direi personalmente, visto che nel lontano 2002 abbiamo fondato insieme (la sottoscritta, il loro attuale Presidente ed un'altra dozzina di persone) un'associazione degli specializzandi SSIS, da cui poi loro si sono dissociati perché avevano già in testa un progetto sindacal-politico estremamente chiaro ed, evidentemente, molto redditizio.

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  2. Per fortuna che doveva essere un modo per far entrare i giovani. Profumo ha detto che è contento del successo del concorso. Non si capisce se ci è o ci fa.

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  3. Sto riflettendo da tempo su questo concorsone. Beffa. L'Anief mi ricorda un po' il boom delle agenzie interinali degli anni novanta: onde di mercato.
    Quando ero "dentro" il discorso delle graduatorie, del conscorso, delle SSIS, come molte persone ritenevo valido solo il mio, di ingresso nel mondo della scuola. Ora so quanto e come sbagliavo. Vuoi diventare insegnante? Due anni di corso e tirocinio così devi essere motivato alla scuola e solo a quello. Però serio. Dove si possa anche sentirsi dire "no, lei non è adatto". E questo è il punto.

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    1. Capita anche a me in questi giorni di riflettere su come sono entrata in ruolo e su quanto sia complicato oggi.
      Ho sempre pensato che ci dovessero essere dei percorsi universitari obbligatori e davvero formativi, abilitanti, dove non per forza arrivi alla fine con il distintivo, se non lo meriti.

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  4. In realtà secondo me è un po' più complicato di così. La scelta è stata quella di fare un concorso pubblico 'interno' (per evitare i ricorsi), di stabilizzazione (cosa prevista dal codice del diritto del lavoro - in tutto il pubblico). A questo punto si è scelto di dare la possibilità a tutti gli abilitati. Tecnicamente però coloro che si erano laureti ex lege DM 98 (Berlinguer) a metà tra riforma e non riforma universitaria creavano un unicum per quanto riguardava l'accesso alla scuola primaria (perché erano a metà tra Scienze della formazione abilitante e il solo diploma ante DM 98). Dunque è stato aperto a tutti i laureati fino al DM 98, perché se si fosse aperto solo ai laureati in Scienze dell'educazione sarebbe stato un monstrum giuridicamente inaccettabile). Non sto dicendo che sia giusto o meno (secondo me più di quanto non si dica senza sapere), ma credo che comunque valga la pena di sapere dal punto di vista giuridico come la questione è nata.
    In realtà, se si considera l'ottica di un concorso interno (l'unica possibile con un TFA a metà e soprattutto nella speranza di non avere il paese bloccato dai sindacati), questa sarà una possibilità per i giovani, perché se le graduatorie italiane vanno per anzianità (sì), consentirà a tutti gli abilitati Ssis più giovani di sopravanzare i dinosauri in graduatoria per il DM 85 e per i concorsi precedenti al '99, che li precedono solo perché più vecchi.

    In realtà, la vera colpa di Profumo mi pare quella di avere sopravvalutato la capacità ragionativa di quelli dell'Anief, fidando nell'intelligenza critica e politica delle associazioni (qualunque) corporative dei lavoratori della scuola.

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    1. Grazie per avermi illuminato, immaginavo ci fosse qualche ragionamento giuridico alla base. Del resto i concorso deve essere aperto a tutti i cittadini che abbiano i requisiti. Se la laurea è l'unico requisito richiesto, allora non c'è più nulla da eccepire. Ma mi pare una regressione.

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