mercoledì 4 settembre 2013

Cercasi scuola disperatamente

Mi chiamo Najma, ho 16 anni, sono nata in italia ma non sono italiana.
Ho frequentato la terza liceo artistico e stavo per iscrivermi al terzo anno dell'istituto tecnico grafico.
Sono stata a un passo dal vedere svanire i miei sogni.
Due mesi da incubo seguiti a un anno da incubo. La psicologa, quando ho cominciato ad andare male a scuola ha detto che mi sento scissa. Io non so cosa significhi, anche se credo che corrisponda a quello smarrimento che provo.
Non so bene cosa sono, cosa voglio diventare, a quale terra appartengo a quale cultura.
Per farla breve, sono stata bocciata. Ci sono rimasta tanto male che per dieci giorni non ho mangiato, mia madre e mio padre all'inizio si sono arrabbiati con me, poi si sono arrabbiati coi prof, poiché nessuno aveva detto loro che rischiavo tanto.
Non sembrava che le cose fossero messe così male. Tre debiti, in fondo pensavo ci potessero stare, matematica, fisica e filosofia me li aspettavo. Ma di essere bocciata no, proprio non lo credevo.
Pare che i prof non fossero d'accordo tra loro, che abbiano discusso a lungo, che la De Fabiani, che non so per quale motivo non mi ha mai potuto soffrire, alla fine abbia fatto prevalere la sua idea di me. Certo, anche Asia e Martina le hanno segate, ma loro di insufficienze ne avevano otto.
Poi in casa ho sentito quella cosa che mi ha infastidito e che secondo me non è vera. Papà dice che mi hanno bocciato perché siamo marocchini e sanno che non faremo troppo casino. Ma, dico io, se fossi stata da promuovere, marocchina o no, mi avrebbero promosso.
Mia mamma ha voluto mandarmi in Marocco dai nonni, come se la lontananza potesse farmi dimenticare il dispiacere.
Poi stando là in effetti mi è un po' passata. Mia cugina Ayat, che ha solo due anni più di me, ha avuto una bimba proprio pochi giorni dopo il mio arrivo e c'è stata una bellissima festa. Eravamo in tanti, molti ragazzi suppergiù della mia età, tutti bambini fino a poco tempo fa. Mio cugino Badir è diventato bello e anche se il mio arabo non mi permette di fare grandi discorsi abbiamo chiacchierato un po' e mi è sembrato un tipo intelligente. Mi ha fatto tante domande sull'Italia, io credo di non avergli trasmesso molto entusiasmo in proposito. Il mio animo era pesante e il pensiero della scuola mi faceva soffrire. Begli occhi quelli di Badir, castani, caldi e obliqui, sono una delle cose che mi sono riportata a casa dal Marocco. L'altra è l'immagine delle cicogne che hanno fatto il nido sopra il nostro tetto.
Ecco, a casa. La mia casa è qua, ma mentre lo pensavo da là non potevo fare a meno di sentire che la mia casa è anche là. Vado là tutte estati o quasi da quando sono piccola, la mamma rinasce vicino alle sue sorelle e ride tanto, lei che è così seria di solito.
Avere due case non è meglio che averne una? Dipende, forse alla mia età no. Non mi sento né di qua né di là. La psicologa dice che è per quello che a un certo punto non son più riuscita a concentrarmi. Boh, se lo dice lei. So che a febbraio ho cominciato a prendere brutti voti e tutto quello che facevo andava male.
Le mie amiche mi dicono che sono brava e anche mia mamma è orgogliosa di me. La sento quando parla bene di me alle signore italiane che frequenta. Dice che sono una sgobbona e che lavoro fino a tardi, che siccome abbiamo solo un tavolo, quando devo finire un plastico tutta la famiglia ritarda la cena. In camera da letto stiamo in quattro e c'è giusto posto per una piccola scrivania dove mio fratellino fa i compiti. La signora Anna, da cui mia mamma va a fare le pulizie, è un'insegnante e mi fa sempre un sacco di complimenti.
Quando ero in Marocco alla fine ero quasi riuscita a convincermi che non era poi la fine del mondo. Avrei rifatto la terza e, anche se mi dispiaceva cambiare classe, sarei riuscita a ripartire. Poi un giorno ha telefonato la mamma e mi ha detto che al liceo non possono prendermi, che la terza è già troppo numerosa, che se voglio posso cambiare indirizzo, ma l'artistico, almeno quello, me lo posso scordare. Mi è crollato tutto addosso. Mi sono sentita esclusa, come qualcosa che non c'entra. Scartata. Ho cominciato a pensare che mi avessero bocciato apposta, mi sono tornate alla mente le parole di mio padre.
Sono tornata da due settimane e sto girando per le scuole a cercare qualcuno che accetti la mia iscrizione. I licei artistici della zona sono pieni, per me non c'è posto. Ed è una sensazione orrenda. Respinta. Un'altra volta. La signora Anna dice che la scuola doveva prendermi, perché i bocciati hanno la precedenza sugli altri iscritti. Ma a me non importa, in quella scuola non ci torno. I miei sono andati a parlare un sacco di volte, almeno a cercare di parlare. A luglio non li hanno mai ricevuti e quando ad agosto sono riusciti ad avere un colloquio con la preside lei ha detto che ormai era troppo tardi.
Però oggi finalmente mi sono iscritta: è un istituto con gli indirizzi simili a quelli della mia scuola precedente, è scomodo da raggiungere, mi dovrò alzare prima forse. Ma proseguirò il percorso iniziato. Non avevo voglia di fare il grafico, non è quello che desidero diventare.
Fra una settimana si comincia. Ho paura, come sarà il nuovo ambiente, come saranno i prof, i compagni? Ci sarà anche là una De Fabiani di storia dell'arte? Sono un po' scossa per l'esperienza vissuta, ma credo che ce la farò. Ho una foto di me e Badir, la tengo appiccicata alla parete, ma un po' nascosta dal cuscino così nessuno la nota. Siamo venuti proprio bene e quando la guardo mi sembra di sentire la brezza del tramonto e il profumo del pollo coi fichi della nonna. Mi sa che mi piace Badir, sarà il soggetto del prossimo ritratto che farò.

4 commenti:

  1. Un grosso in bocca al lupo a tutte le Najme, che ne hanno un gran bisogno.

    RispondiElimina
  2. Najma oggi è tornata alla sua scuola dove ha scoperto di essere stata reinserita. Ma lei è tornata solo per chiedere i documenti per andare altrove.

    RispondiElimina
  3. Beh, certo, dopo un trattamento del genere... :(

    RispondiElimina