domenica 20 ottobre 2013

La scrittura ai tempi di leroy merlin

Dunque, contando le settimane di apnea/delirio/angoscia per guai generati dalla testa matta di Mafalda, che si sommano a quelle di apnea/ansia/nausea per le troppe ore trascorse a scuola per raccogliere l'eredità fardello di Moby, fanno sette. Forse solo ora comincio a riprendere il mio bel colorino grigio rosa, prima tendevo al verdastro.
Sette settimane senza risucire a scrivere, senza ispirazione ma anche senza tempo né leggerezza.
A settembre, sette settimane fa, ritrovo i miei settimini. E come li ritrovo? Uguali a come li avevo lasciati. Di solito quando ritornano dall'estate della prima, spunta lo spilungone, il brufoloso, quello che ha messo gli occhiali, o l'apparecchio, quello che si è tinto i capelli, quella in cui noti i primi segni da lolita.
I settimini no, loro sono gli stessi di giugno, con qualche centimetro in più che nemmeno si nota, un seno leggermente più evidente, qualche mèche qua e là, una cresta timida. Ma per il resto, identici. Menti confuse e simpatici fancazzisti come prima.
Io del resto nelle prime settimane ho avuto davvero poca testa per loro, tanto ero china su circolari e menate di altro tipo.
Ora mi sento più rilassata, meno essere mutante, più prof.
E arrivata alla correzione dei temi, come resistere? Dopo aver letto poi il pezzo della signora Letta che omaggia il tristo cinquantesimo compleanno della media viene ancora più voglia.
Perché alla fine è ovvio che siamo noi, più che mediocri prof delle medie, come da cliché, a rovinare gli alunni.
Quindi, se i miei adorati scrivono così è perché io non insegno loro come si fa. Punto. Nella classe accanto la mia collega, che davvero non insegna come si fa, ha alunni che scrivono molto meglio. Pazienza. Ha ragione quel ministro inglese che dice che è il dna che conta, la scuola delle pari opportunità è un pacco?

E' probabile che i settimini mi siano arrivati pieni di un talento che io ho stroncato, boccioli che io ho spezzato prima di vederli fiorire.
Ora, sulle descrizioni ci spacchiamo la schiena e le palle da un anno e ci si deve lavorare ancora un sacco. Anche perché, i miei giovani hanno un bagaglio lessicale che il beauty della Barbie in confronto occupa più spazio. E per forza, non leggono! E chi li deve far leggere? Io! E allora, lo vedi che è colpa tua?

Gli do un titolo facile facile, di quelli che poi ti penti subito perché ti ricordi che già tre anni fa nell'altra seconda erano venute fuori delle cagate spaziali. Però, accidenti, non così spaziali. Qui, di tre anni in tre anni, la china si fa sempre più scoscesa.
Comunque dai, hanno una fantasia più vivace quest'anno, hanno alle spalle un anno di lavoro. Vediamo: descrivi il luogo dove ti piacerebbe vivere.
Bello!!! Evvai! Testa china e via.

"Vorrei vivere a Miami Beach, perché c'è il mare e poi perché mi è sempre piaciuta come città. Invece la casa deve essere una villa a due piani con la taverna e la mansarda (ho avuto la visione del seafront di Miami, una fila interminabile di villette a schiera in puro stile brianzolo, col camino faidate nel sottoscala, che chiamano taverna, e il forno per le pizze e l'immancabile barbecue che affumica ogni domenica i condomini il cui balcone affaccia sul microgiardino). Il soggiorno deve avere un divano grande, una poltrona in cui ci sprofondi dentro (wow ha usato in cui, bravo) e una televisione a schermo piatto, di 60 pollici appesa al muro con dei sospensori (??), le finestre dei balconi trascinabili. Salendo le scale fatte in marmo, si trova la lavanderia, con la lavatrice, l'asciugatrice e un ferro da stiro (precisetto, però. Diventerà uno di quei noiosi bricoleur). I due bagni, uno per lavarsi con la doccia che ha compresi i getti e l'idromassaggio, il water sospeso da terra (e qui il mio cuore si è fermato un attimo. Perché io mi chiedo come sia stato possibile che un dodicenne abbia messo al lavoro i suoi neuroni per elaborare anche un elementare pensiero sul water sospeso) e il lavandino di marmo, l'altro bagno è per sistemarsi, con uno specchio circondato da lucine per illuminarlo. Un giardino con una recinzione di siepe decorativa..." Cosa sarà? Quella finta di plastica?
Vi risparmio il letto con il materasso ad acqua, la moquette bianca, il gazebo.
... vorrei dei rotvailer, uno maschio e uno femmina per poi farli accoppiare facendogli fare dei cuccioli e poi rivenderli. Le persone della città devono essere amichevoli, non molto pignole, se ci sono feste non lamentarsi.
Ecco il misero immaginario di questi dodicenni, che sognano di possedere un giorno quel bendidio che vedono al sabato, quando accompagnano i genitori a comprare il barbecue per il giardino o il box doccia in offerta.
Tutti vogliono la piscina, il camino, la tv grande, le luci che si accendono con il battito delle mani, la moquette, il garage per le due macchine. Tutti vogliono vivere in America, fare shopping e avere grandi case su più piani.
Una a New York, una città molto animata dell'America centrale, l'altra a Hollywood, una città molto movimentata e grande dove ci sono tutti i vip, un altro a Miami Lakes che ci è stato quest'estate "vicina al mare, con dei marciapiedi senza fine e ognuno ti porta in un luogo diverso. E i turisti fanno foto a tutto quello che vedono perché era tutto stupendo ed è proprio ecco perché vorrei vivere proprio qui."
Finisco con il capolavoro: "Nella mia casa di quattro piani cucina salotto camere da letto e un piano dedicato al parkour dove io e i miei amici lo pratichiamo, lì ci sono i muretti per saltare e un muro di 15 metri dove si può saltare su e giù. Fuori c'è un giardino molto grande ricoperto da un grosso gazebo, una piscina grande e un canestro da basket". Si imparano sempre nuove cose. Cos'è il parkour?
Ecco, dove ho sbagliato? Sarà colpa della media unica.

9 commenti:

  1. Saltare i muretti, ma dentro casa. C'è un sacco di lavoro da fare (non tu, tutti quanti!) ma a questo punto non saprei più neanche da dove cominciare.

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  2. Pensare che non avevo letto ancora l'ultimo, il dsa disperato. Anche lui a New York ovviamente, altra mente ottenebrata dai telefilm americani. Ma con segretaria bionda e procace che gli porta il caffè e la moglie bellissima che l'aspetta a casa. Alla faccia degli stereotipi di genere, di cui ovviamente è d'uopo occuparsi a quest'età e infatti ce ne occupiamo.

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  3. Posso farlo anch'io, a 57 anni, questo tema ?
    Alcune anticipazioni: una casa autopulente, con lo stereo in ogni stanza, senza aspirapolvere così mia moglie non mi romperebbe tutti i giorni, in una città amministrata da persone normali ed oneste, con i cassonetti che funzionano e non traboccano. E giornali, da raccogliere sulla soglia di casa al mattino, nei quali il nome SB non comparisse, mai.
    Scusate, è un sogno o un delirio ?

    Anonimo SQ

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  4. Ciao,

    Ti leggo spesso ma è la prima volta che commento.
    Ma che tristezza però questi ragazzini....è vero che gli anni delle medie sono abbastanza orrendi ma si potrebbe osare di più nei "sogni";-)

    Il parkour è quella disciplina praticata per le strade nella quale una serie di dementi tenta di saltare muri, ringhiere, passare da tetto a tetto, saltare con acrobazie appoggiandosi con i piedi su una superficie solida e fissa...roba così;-)). Per uno che riesce penso che almeno 100 si stronchino qualche osso o peggio............

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  5. Sì me lo sono fatto spiegare dalle alunne, felicissime di farmi conoscere una cosa nuova.
    In effetti la cosa che mi ha colpito è la pochezza dei desideri. Prima ti parlavano di luoghi lontani, magari anche della Luna, ora descrivono il catalogo dell'Ikea.

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  6. Sto morendo dal ridere, se non fosse che fa ben piangere l'estetica del leroy merlin. L'idea che sia l'immaginario dei loro genitori poi, mi fa disperare.

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  7. Perché? Non ti piace l'ederina finta che avvolge le ringhiere dei balconi?
    Fra non molto fornirà un nuovo appiglio ai babbi natale che si impiccano ai davanzali... :-)

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  8. A me, come sempre in relazione agli stupidarii, non viene né da ridere, né da piangere. Mi viene da dire, e forse avrò torto, che questo è il mondo che gli stiamo dando noi, che gli abbiamo apparecchiato noi. Ed è vero (e lo ripeto spesso anche io), che alcuni potrebbero rispondere, legittimamente, "Mio padre no, mi creda anche lei", come Nicola nella Meglio Gioventù. E però mi pare veramente ma veramente ingiusta una società che prima propone un immaginario, solido, inscalfibile, e poi si lamenta, o ride, perché i suoi figli mostrano di avere appreso così bene la lezione.

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  9. muchoperros.blogspot.com22 ottobre 2013 alle ore 21:36

    Certo, ma quelli che hanno apparecchiato questo mondo non credo se ne lamentino. Io però, anche se non mi sento del tutto incolpevole, mi sento nemmeno responsabile di aver appiattito questi cari cervelli. Cerco di lavorare con la testa e col cuore, per questo lo sconforto e non lo scherno prende il sopravvento.

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