giovedì 5 gennaio 2012

Salda saldorum

L'italiuccia firmata in coda alla cassa in un capannone della fredda e grigia periferia milanese, con le braccia cariche di maglioncini scontanti del trenta, giacconi e cappotti, felpe e camicie al cinquanta: sebbene la visione mi abbia turbato, dato il momento di crisi, il primo giorno di saldi è sempre il primo giorno di saldi. E nemmeno io sono riuscita a sfuggire al richiamo, così, voltando le spalle al sacro dovere della correzione delle ultime verifiche del trimestre, mi sono fiondata al centro commerciale tal dei tali, uno dei mille che infestano la nostra bella terra. Qualche acquisto per la moretta che è cresciuta e le va stretto tutto, sia per misura che per stile (tanto è disinteressata all'argomento che mi delega, credo unica in Italia fra le madri di tredicenni, agli acquisti), poi via verso casa. Ma nel transitare davanti al suddetto capannone sono rimasta irretita, saranno state le luminarie ancora buone per richiamare le genti in questo depresso post-natale. Sono entrata, passando di fronte a un orrendo presepe di carta pesta, con il bambinello che sembra osservare i Re Magi ai cui piedi sono posti in modo un po' disordinato alcuni pacchi avvolti nella carta rossa del negozio, mi sono addentrata tra la folla che pazientemente, come se si trattasse di una condanna dura ma giusta, aspettava il suo turno per estrarre la carta di credito. Vagamente nauseata, però fermamente decisa a raggiungere la sezione "ulteriori ribassi", ho slalomato tra le file e mi sono diretta verso il sotterraneo. Ovviamente non ho trovato nulla, perché seppure in supersaldo tutto costa un'assurdità, sono tornata a galla, sono ripassata tra la gente in coda, ho preso l'uscita evitando di guardare i presepe e mi sono infilata in macchina tra le luci intermittenti che fanno da involucro ai tristi capannoni. Domani è l'Epifania, speriamo che la crisi induca meno amiche a inviarmi quegli stupidi messaggi allusivi e befaneschi.

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