lunedì 16 aprile 2012

Alexander Platz, auf wiedersehen

È quasi con soddisfazione che registro il mio nuovo incontro ritardatario: Berlino, signori, Berlino. Arrivare a conoscere questa meravigliosa città così tardi è una tristezza. Mi spiace davvero non averla incontrata prima. Negli anni Ottanta ci si andava o perché si era un po' fulminati o perché si studiava il tedesco. Era un posto che da qui sembrava da sballati. Era uscito quell'orribile film Christiane F, Berlino per un po' era diventato un posto da tossici. Troppo "normale" ero per Berlino. Mi faceva un po' paura, la immaginavo fredda, tetra e tetragona. Il Muro c'era, era un'idea forte. E non ero abbastanza trinariciuta da andarci anche solo per respirare di qua dal muro un po' di aria della DDR. Ecco forse era troppo a est, insomma mi piacevano di più le città occidentali: Parigi, Londra, Amsterdam, Barcellona. Che peccato, l'ho persa. In tutti questi anni non mi è venuta voglia di visitarla, questa città magnifica. Grandiosa, luminosa, viva, giovane. Eppure così densa di storia, una storia giovane, tanto giovane che l'abbiamo vissuta. Per questo mi ha emozionato tanto
. La storia si respira, il Novecento appena passato si mostra con le cicatrici di questa città. Era tanto tempo che, tornata da un viaggio, non mi restavano tanto a lungo le immagini e le sensazioni. Così mi ritrovo a pensare alle occasioni perdute, a cosa sarei ora se avessi osato allontanarmi dalla cuccia per il tempo sufficiente per capire. Ho imparato a rimuovere, alla fine va bene così. Però, oltre alla bellezza che mi è rimasta appiccicata di quella città, la sensazione che mi porto dietro è, indubbiamente, la nostalgia. Perché è come se d'improvviso sapessi che la gioventù è andata (e anche questo, signora mia, con quanto ritardo...), proprio perché Berlino ne è piena. Eppure, che bello poter capire la densità di quella storia, la nostra storia. Che emozione ritrovare la terribile grandezza di questo secolo andato. Ho uno zio che il 1° gennaio del 2000 è andato in depressione, non riusciva ad accettare che quella storia fosse finita per sempre, aveva paura del secolo nuovo e, mentre durante la notte centinaia di persone vegliavano sul baco del millennio, lui piangeva. Beh, che c'entra questo con Berlino? Forse nulla, mi è venuto in mente a proposito di 900. E adesso che a scuola affronteremo il nazismo con la mia povera classetta di sbandati, dovrò saper dare la giusta carica per risollevarli dalla mucillagine in cui nuotano. Povere creature del nuovo millennio.

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