venerdì 20 aprile 2012

Risonanze

"Masticando pensavo all'incontro, alla cosa accaduta. Più che di Cate m'importava del tempo, degli anni. Era incredibile. Otto, dieci? Mi pareva di aver riaperto una stanza, un armadio dimenticati, e d'averci trovata dentro la vita di un altro, una vita futile, piena di rischi. era questo che avevo cordato. Non tanto Cate, non i poveri piacer di un tempo. Ma il giovane che viveva quei giorni, il giovane temerario che sfuggiva alle cose credendo che dovessero ancora accadere, ch'era già uomo e si guardava sempre intorno se la vita giungesse davvero, questo giovane mi sbalordiva. Io poi combattevo tra la soddisfazione di averci la ragazza e la vergogna del suo tipo scalcagnato e inesperto. Mi diceva che avrebbe voluto saper scrivere amacchina, servire in un grande negozio, guadagnare per andare a fare i bagni. Le comperai qualchevolta un rossetto che la riempì di gioia, e fu qui che mi accorsi che si può mantenere una donna,educarla, farla vivere, ma se si sa di cos’è fatta la sua eleganza, non c’è più gusto. Cate aveva il vestitoragnato e la borsa screpolata; commuoveva, a sentirla, tant’era il contrasto tra la sua vita e i desideri;ma la gioia di quel rossetto mi diede ai nervi, mi chiarì che per me lei non era che sesso. Sessosgraziato, fastidioso. E una pena, saperla tanto scontenta e ignorante. Si correggeva, a volte, ma avevadegli sciocchi entusiasmi, delle brusche resistenze e ingenuità che irritavano. L’idea di esserle legato,di doverle qualcosa, per esempio del tempo, mi pesava ogni volta. Una sera, sotto i portici dellastazione, la tenevo a braccetto e volevo che salisse nella mia stanza." (La casa in collina, Cesare Pavese) Una pagina perfetta.

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