giovedì 19 aprile 2012

Sbuffo continuo

Todo bien, papi? Il padre, tenerissimo, un po' piegato dalle staffilate della prof, al figlio. I sudamericani usano chiamarsi vicendevolmente, tra genitori e figli, sempre comunque papi o mami. Oggi, ore 12: papà, figlio e prof a disagio. Segue dialogo in spagnolo, che la prof comprende bene. Il figlio, ascolta dice sì, ma non sa cosa farci: se aburre. E la prof, sempre più a disagio, ne sa qualcosa. Dialogo privato in luogo pubblico, di quelli da ultima spiaggia, i più inefficaci, dal quale infatti la prof sa che non ricaverà nulla. Di quell'alunno aburrido sa che continuerà a vedere solo la nuca... Mai come quest'anno mi sento incapace e inutile. Tra grammatica valenziale e podcast, è inutile cercare di stare al passo: mi rendo conto che quello che mi sta sfuggendo è la capacità di relazionarmi con ragazzi sempre più distanti. Tra un reality e una boutique di casual di lusso, si muovono in un mondo dal quale noi adulti siamo esclusi. La scuola è il loro ambiente, il loro centro sociale quotidiano dell'obbligo. Il mondo delle loro relazioni, in cui noi, se va bene, siamo tollerati. Non voglio diventare come quei colleghi che cercano lo sfogo consolatorio tutti i giorni in aula prof. O lo sono già ? Basta, la serata non è di quelle che promettono ottimismo. Vado al cinema, magari mi passa...

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