lunedì 18 giugno 2012

Canto per il Bullo

"Per tutto l'anno stavo dando un contributo sbagliato. Non so perché, ma solo che guardavo le prove schifato e purtroppo l'ho capito solo dopo lo spettacolo che stavo dando un cattivissimo esempio. Mi è sembrato molto maturo nel senso che guardando i miei compagni mi girava nella testa questa parola maturità. Sto forse crescendo?"
Caro il mio Bullo, con la tua cresta ingellata, i tuoi begli occhi che ancora così spesso si abbassano e si perdono per paura. Leggendo il tuo confuso tema, con quella grafia storta e piena di incerti e nervosi svolazzi, mi hai illuminato e intenerito come poche volte quest'anno.
Eppure, il gesto più affettuoso che sono riuscita a regalarti è stato rovesciarti mezza bottiglietta di acqua in testa per distruggere quella cresta, che era la tua difesa, dietro alla quale ti nascondevi. Volevo che tu cogliessi lo scherzo e l'affetto, ma per un attimo ho temuto che prevalessero in te la rabbia e la vergogna di mostrarti nudo.
Ho sentito la classe alle mie spalle che ondeggiava, tra il divertimento e lo sconcerto, poi per stemperare quella che vedevo nei tuoi occhi assomigliare a ira, ti ho scompigliato i capelli viscidi e bagnati, accarezzandoli per calmarti.
Avevi la parte del parroco nello spettacolo (che idea affidarti proprio quella) e non ne volevi sapere di mettere il cappello, per non rovinarti la preziosa costruzione di gel. Io volevo farti capire che avevamo bisogno di te, che eri indispensabile, cosa di cui non sei mai stato conscio (ti sei persino stupito di avere una pagina tutta e solo per te sul registro...).
Nel tema mi hai detto che l'hai capito e di questo sono felice.

Ho realizzato l'altro giorno che ti vedrò ancora solo una volta e che quello che potevo fare per te ho cercato di farlo e chissà se ci sono riuscita (insegnarti a scrivere no, quello non ce l'ho fatta).
Non ho mai perso la speranza che le idee balzane che hanno preso forma nella tua testa in questi ultimi mesi siano solo un effimero frutto di questo difficile passaggio preadolescenziale.
Per questo non ti ho mai risparmiato tutte quelle chiacchierate in corridoio, con te che alla fine ti spazientivi e mi dicevi "Prof, è inutile tanto io non cambio".
Caro Bullo per sbaglio, dedico a te quella poesia che avrei voluto leggere a tutti, cosa che per le sopraggiunte incomprensioni degli ultimi tempi, non ho più avuto occasione di fare.
Che vi sia di buon auspicio.

Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare
mi porto un po' della tua ghiaia
e un po' del tuo sale azzurro
un po' della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.
Ci hai saputo dir molte cose
sul tuo destino di mare
eccoci con un po' più di speranza
eccoci con un po' più di saggezza
e ce ne andiamo come siam venuti
arrivederci fratello mare.
(Nazim Hickmet)

5 commenti:

  1. Che bello quando arrivano le crepe, che ci spiegano che il nostro lavoro di instancabili gocce qualche effetto ce lo ha avuto.
    Son bei momenti, vero?!

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    1. Davvero, commoventi.
      E la fatica deve essere sempre accompagnata dalla fiducia e dalla tigna ...

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  2. mi avete commosso, tu e il Bullo, davvero.

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    1. Il pisquano ha cannato gli scritti di mate e inglese :-(

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  3. quegli attimi strani, in bilico. sì. ascolto il canto per il bullo e seguo le note.

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