sabato 25 agosto 2012

La finestra sulla piscina

Scampoli di vacanza, ospite per qualche giorno a casa di un'amica in collina poco lontana.
Arriviamo presto e siamo quasi le prime. La piscina a poco a poco si riempie di giovani famigliole discrete, tutti con la erre più o meno arrotata, tipica di queste parti. La mattina passa piacevolmente tra bambini sguazzanti e bagnetti rinfrescanti.
Arriva l'ora del pranzo. Giungono i primi effluvi di carne alla piastra che dalla piscina richiama la gente sotto il pergolato per il pranzo, solo noi siamo rigorosamente attrezzate per il pranzo al sacco e ci prepariamo i panini. Dopo mangiato mi riparo dal sole feroce e cerco di leggere. È in questo momento che noto che la popolazione della piscina è mutata, il popolo dei tatuati si manifesta in tutta la sua variopinta bellezza.
Una gheisha ammicca dal polpaccio del tizio che si è accomodato sul lettino davanti al mio, è molto ben fatta e sarà costata qualche centinaio di euro. Mi chiedo se anche i tatuatori abbiano avuto un calo delle richieste dovuto alla crisi. Da quello che vedo oggi non si direbbe.
L'amico sfoggia su una spalla un serpente e sull'altra l'araba fenice.
A questo punto mi guardo attorno e mi accorgo che non c'è praticamente nessuno senza un tatuaggio, non che sia una novità, ma qui mi pare che sia in atto una vera e propria sfilata. A sinistra, noto sul fianco di un ometto non più giovanissimo un drago fiammeggiante accompagnato da un delfino disegnato sul pettorale.
Vado al bar per il caffè e l'occhio mi cade su un gigantesco neo che copre interamente la parte tibiale della gamba di un tipo, lo guardo di sfuggita perché mi fa un po' senso e mi accorgo che è un enorme tatuaggio monocromatico.
Un ragazzo con un veliero sull'addome prende il sole vicino a una ragazza dalla chiappa stellata, dietro di loro un altro ha scelto un soggetto bizzarro, dadi da gioco e i quattro assi attorniati da festoni colorati che contengono una frase in spagnolo che non riesco a leggere.
La cosa che mi colpisce è la varietà e mi convinco che a nessuno tra i 18 e i 45 anni, da queste parti, verrebbe in mente di mostrarsi senza uno di questi ornamenti, sarebbe come andare in giro nudi.
Come Maori pronti alla battaglia, hanno bicipiti avvolti da grandi ornamenti tribali; sfilano colli ideogrammati, seni che raffigurano spirali, caviglie punteggiate da simboli indecifrabili, spalle coperte da scimmie, schiene con aquile, aquiloni, angeli.
Ma avranno un senso questi disegni per chi stoicamente si è sottoposto per ore alla punzecchiatura di un ago in punti sensibili del corpo? O saranno scelti da catalogo?

Mi viene in mente quella canzone di Elio: "Non hai mai pensato a un tatuaggetto, la tua amica sfoggia un tatuaggetto... La follia della donna, il disagio mentale d'iniettarsi l'inchiostro con gli aghi, sciabattando poi vaghi per le vie della moda in sabot."
Tutti sono belli, depilati, abbronzati, lucidi. In tutto conto cinque libri, il mio, quello di Mafalda (che però non legge), quello della mia amica, uno di Faletti e un Evaluna della Allende. Gli unici giornali sono aperti sulla pagina sportiva. Moltissimi diteggiano magistralmente sulle tastierine dei loro smartphone.
È il momento di un altro bagno, che il caldo è atroce. Chiappa Stellata è a mollo con qualche amica ed è impegnata in una conversazione: "Io adoro fare pierre e event organisescion, ma un giorno la farò", poi passano a parlare di piercing per l'ombelico e pendaglietti per il telefonino.
Quando giunge il momento magico dell'aperitivo serale, io mi dirigo verso lo spogliatoio passando tra i tavolini del bar dove, in un tripudio di bottiglie stappate e cannucce gorgoglianti di mojiti, questi rappresentanti del ceto medio disimpegnato stanno concludendo la giornata. Pettoruti e gai, goderecci e conviviali, fatui e tatuati: così mi appaiono gli italiani da questo angolo di Nord.
Siamo in vacanza ed è agosto, le chiacchiere da ombrellone sono una consolidata e più che ammessa tradizione. Ma la sensazione che mi resta è che il cervello ormai resti in vacanza tutto l'anno e che il tono e il peso degli argomenti delle conversazioni, passata la stagione, rimanga in modalità estiva.

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