lunedì 9 luglio 2012

Bambini e condomini

A Milano i bambini per un'assurda ordinanza della polizia municipale non possono giocare negli spazi condominiali. Ora per fortuna la giunta Pisapia, nel tentativo di mettere un po' d'ordine all'universo metropolitano, sballato negli ultimi, troppi, anni cerca di far approvare una modifica per far tornare i bambini nei cortili. E di far prevalere, una volta tanto, i loro interessi su quelli degli adulti e degli anziani, infastiditi dai loro rumori "molesti".
Io sono cresciuta in un meraviglioso cortilone di case popolari, palazzoni cresciuti in armonioso caos architettonico di stampo staliniano, tipico delle case delle cooperative edilizie di quegli anni. Io e gli altri baby boomers scendevamo seguendo scrupolosamente gli orari da regolamento, senza il bisogno di chiedere il permesso a nessuno, tanto era il cortile la naturale prosecuzione della casa. Un veloce mamma, scendo, ed eravamo già giù, senza nemmeno attendere l'ovvio assenso.
Ogni angolo, ogni cantina, ogni androne era nostro. Epiche partite di palla spagnola, o di guardie e ladri o sparviero. Poi, da grandicelli, ci furono le olimpiadi e i giri d'Italia in bici, con una cartolina fissata al telaio con una molletta che sbattendo nei raggi dava l'illusione di avere un motore sotto il sedere. O il pavimento in lisce piastrelle di gres rosso, sotto quello che chiamavamo il portico, rumorosissimo per le signore del primo piano ma ottimo per scivolare coi pattini a rotelle.
Poi, dopo averci lasciato godere fino all'ultimo minuto di quegli interminabili pomeriggi estivi, arrivava la mitica sciura Maria che battendo due volte le mani urlava "..diamo", che stava per andiamo.
La ritirata era accettata di buon grado e l'indomani sarebbe stato un altro giorno.
Non ricordo compiti delle vacanze, non ricordo televisione antinoia, niente trekking organizzati o centri estivi. Sì, c'era l'oratorio, ma il cortile era molto meglio.
Anzi la noia, almeno guardandola retrospettivamente, era una componente essenziale dell'estate. Quando tutti erano in vacanza, in agosto (io andavo via in luglio) ero sola e mi dovevo arrabattare per passare i pomeriggi, libri, bicicletta, qualche rara puntata nelle piscine comunali. 
Ora i ragazzi li organizziamo, li intruppiamo, li spediamo all'estero per costosissime vacanze-studio (a undici anni una settimana in Inghilterra 2000 euri!!!). Anche quando siamo al mare o in montagna abbiamo bisogno dell'animazione a base di baby dance.
Può darsi che mi sbagli, ma mi pare che strutturando anche il loro tempo libero, nel terrore che si possano annoiare, finiamo per ingabbiarli, al punto che forse, anche avendo un cortile a disposizione, alcuni non saprebbero che farne. Esagero? Forse, ma ho visto bambini persi in casa d'altri, durante le inevitabili feste di compleanno, perché non avevano a disposizione il loro diesse, ma solo dei compagni con cui giocare.
Certo tutto questo sui giardini condominiali ha un effetto molto meno nefasto delle partite di pallone. Per la felicità di tante persone. Del resto, si sa, anche per questo viviamo in un paese per vecchi.

4 commenti:

  1. ho visto bambini persi senza il loro diesse... è terribilmente vero. e gli amichetti dei miei (e i figli di Lui, pure) che non sanno giocare a briscola, a scopa, a rubamazzo? a tegna alta, a unduetrestella, a palla avvelenata?
    li stiamo invecchiando.
    (che città trista quella in cui i bambini non possono giocare "a casa loro"!)

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    1. Davvero! Pare però che ci sia un'inversione di tendenza e i giochi all'antica sono un po' in rimonta. MA dimmi cos'è tegna alta?
      io giocavo a sassolino, che di solito altrove si chiama Mondo. Le bimbe di oggi non sanno cos'è... Sono troppo occupate a scegliersi il reggiseno della misura -2

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  2. Che bel post. Mi ha riportato indietro nel tempo. Anche io ho passato l'infanzia a Milano. E anche io giocavo non solo in cortile ("mamma, scendo!") ma intra-cortili e - già a 8 anni - in strada con quelle stesse amiche di intra-cortili. Certo, era un quadrato di vie piccole. Ma era a due passi da corso Buenos Ayres. Eppure la mia mamma mi educò all'aria aperta, alle partite a Mondo, all'elastico, le pattinate in galleria, la bici.
    Ora anche a me fa impressione vedere i figli dei miei amici sempre intruppati in attività varie, sempre con un adulto, sempre organizzati. Quando ne parlo con i loro genitori mi dicono che i tempi sono cambiati. Eppure io so che cosa volesse dire crescere coi giochi di strada in quella Milano che non era sicura manco per il cazzo. E sono così grata alla mia mamma che mi ha fatto vivere una vita da bambina.

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    1. Anche il mio bel cortilone oggi è malinconicamente quasi privo di bambini. Milano ora è davvero diversa, ma siamo noi che la rendiamo così. I cortili dei condomini sono ordinati e silenziosi e noi, alla ricerca di ciò che è "meglio" per i nostri bambini, facciamo girare l'economia con corsi e controcorsi, ma rendiamo incapaci loro di trovarsi da soli la propria via. Hai voglia a lavorare sul problem solving a scuola... :-)

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